Nella vita ci sono appuntamenti di ogni genere, alcuni di lavoro, altri d'affari. Alcuni noiosi, altri gioiosi. Ma gli appuntamenti sportivi sono sempre i più vissuti. A volte anche straordinari, come quello di oggi, il lungo di 35 km di corsa da La Loggia al Valentino e ritorno.
L'appuntamento è ormai abituale per alcuni affiatati amici dell'Atletica che preparano la Maratona di Torino. Il ritrovo è a casa di Raffaele, in un quartiere nuovo circondato da vegetazione e terra grassa e marrone, ora a riposo autunnale, ai bordi di La Loggia. Alle 9:30 ci contiamo, siamo in sei. Pronti? Si parte. Aspetta, facciamoci una foto:
Ora si può andare. Correre di domenica d'autunno in compagnia, tra la bruma che da nebbia si dissolve in umida foschia di profumi campestri, è un ritorno al passato. E' tutto ciò che si può chiedere qui a Nord Ovest. Fermare il tempo, e lasciar passare le nostre gambe per miglia e miglia.
Percorriamo qualche chilometro di terreno battuto lungo il canale del Po che ha il colore del cobalto e dei suoi pigmenti blu e verdastri come la livrea dei folletti che popolano la zona, insieme agli scoiattoli che attraversano la strada...
Poi la risalita del canale termina in prossimità della centrale Iren di Moncalieri, una centrale termica che dispone delle più avanzate tecnologie per la produzione simultanea di energia elettrica e termica, sorgente principale del calore per la rete di teleriscaldamento di Torino. Le due larghe torri incuriosiscono Raffaele e Gianni. Già, qui si brucia gas metano e si arriva ad una potenza complessiva di circa 800 MW.
Lasciamo la tecnologia e dopo i primi 8 chilometri ci troviamo in mezzo al traffico di Moncalieri che ci conduce rapidamente al parco delle Vallere, costeggiando corso Trieste. Adesso siamo nel verde e ci avviciniamo al cuore di Torino. Il fiume Po è a poche decine di metri e le vie del parco sono piene di runners colorati e di volti immersi in mille pensieri.
Al 14° chilometro, Gabriele ricorda a Gianni che qui e non oltre c'è la loro boa. Ritorneranno per non rischiare infortuni. Raffaele e Roberto sono davanti qualche metro e proseguiranno come da programma. Io e Max siamo dietro di qualche metro, ma non abbiamo ancora deciso cosa fare di noi e dei nostri corpi. Ecco il cenno e l'invito a rientrare. Mi giro verso Max e gli chiedo se se la sente di proseguire ancora un paio di chilometri. Lui annuisce e quando decidiamo di comunicarlo, correndo, ci siamo così allontanati che Raffaele e Roberto sono ormai invisibili. Non ci resta che inseguire il duo di testa.
Ci accorgiamo che passano i minuti e si accumulano i chilometri. Arriviamo al Ponte Umberto I di Corso Vittorio Emanuele, lo passiamo e proseguiamo per corso Moncalieri, a ritroso sull'altra sponda del Po, quella trafficata. Ma le auto sono poche e si respira normalmente. Proseguiamo fino a quando, al chilometro 17 e rotti, rivediamo Raffaele e Roberto che tornano indietro, stupiti di incontarci, ma felici di poterci accompagnare.
Io e Max capiamo subito che la faccenda si fa complicata e comunichiamo l'intenzione di fare il nostro passo e non il loro. Non serviva, dopo un chilometro siamo di nuovo soli ad arrancare. Maciniamo mezzi pensieri e mezzi racconti, poi decidiamo di concentrarci sulla strada del rientro. Passiamo al 21,195 km nel tempo di 1h43' e già siamo contenti dell'allenamento, considerando il percorso tortuoso. Ora tutto si fa più faticoso. Per me è territorio inesplorato, infatti oltre a due mezze maratone non sono ancora mai andato. Mi affido comunque alla ciclicità degli eventi, e con leggerezza trotterelliamo fino al 30° km, faticando anche un po' per non sbagliare strada. Qui ci stringiamo la mano, camminiamo dieci secondi e sorridenti ripartiamo.
Il Purgatorio inizia proprio adesso. Max continua ad avere visioni mistiche, auto pronte a riportarlo a casa, sofà e pastasciutta. Poi attacca a cantare "Come è profondo il mare" di Lucio Dalla e prosegue fino al termine della traccia; ne inizia un'altra, ma poco prima del 34° km si ferma di colpo, mi guarda e dice stop. Serbatoio vuoto. Fine corsa.
Io mi accorgo che la fatica è tanta, che le gambe sono diventate molto pesanti, e il polpaccio sinistro è dolente. Finalmente so cosa si prova. E memorizzo. Non procediamo oltre. Chiudiamo l'ultimo chilometro a passo tranquillo, felici di essere andati molto lontano, dentro di noi. La media è soddisfacente: 5' e 10" al chilometro su 34 km.
A casa, Raffaele sta già facendo la doccia e Roberto aspetta il suo turno. Hanno chiuso con medie intorno a 4'50". Gabriele e Gianni hanno corso meno e più veloci ancora, ed ora hanno iniziato i preparativi del super mega pranzo! Ci facciamo qualche foto al volo:
Raffaele sfoggia un accappatoio long model:
Dopo le docce si è più rilassati:
Poi Max ci saluta e rientra, mentre Vito arriva per il pranzo, sale e ci delizia con le sue meravigliose pizze farcite:
Ma ci sono molte altre meraviglie: due teglie di pasta al forno (di Gianni), qualche metro di salsiccia con patate al forno (di Raffale), un chilo di mozzarella di bufala, due pintoni di Dolcetto delle Langhe, speck, olive taggiasche e parmigiano reggiano a volontà. Torta di mele (di Roberto), e tanti altri "avanzi" non mangiati per sopravvivenza. Si finisce con il Limoncello di Gabriele, extra ghiacciato!
La pasta al forno:
La tavola:
I "cugini che corrono":
Roberto finge d'essere ubriacone:
La festa ha inizio.
Facciamo il bis di tutto, ma non si bisticcia mai. La chimica e le endorfine ci fanno solo ridere.
E la festa continua...