19 luglio 2015

Costruire



"Ma tra la partenza e il traguardo
nel mezzo c’è tutto il resto,
e tutto il resto è giorno dopo giorno,
e giorno dopo giorno
è silenziosamente costruire,
e costruire è sapere
e potere rinunciare alla perfezione.

Ma il finale è di certo più teatrale,
così di ogni storia ricordi solo
la sua conclusione,
così come l’ultimo bicchiere, l’ultima visione,
un tramonto solitario, l’inchino e poi il sipario.

Ma tra l’attesa e il suo compimento,
tra il primo tema e il testamento...
Nel mezzo c’è tutto il resto,
e tutto il resto è giorno dopo giorno..."


("Costruire", Niccolò Fabi, 2005)

6 luglio 2015

L'impatto




In questo filmato, la racchetta colpisce la pallina alla velocità di 228,5 km/h. Le corde elastiche sembrano inghiottire la pallina...

< Il record attuale per un servizio maschile è di 263,4 km/h, realizzato nel 2012 dal tennista australiano Sam Groth >

La velocità della pallina viene misurata da un radar puntato verso la linea centrale della metà campo. Il radar è alle spalle del tennista e si attiva (emettendo onde ad una frequenza prestabilita) poco prima della battuta. Dopo il servizio, le onde emesse dal radar intercettano la pallina in movimento e tornano indietro modificate per effetto Doppler, cioè con una nuova frequenza che dipende dalla velocità della pallina. Dalla differenza tra la frequenza di emissione e quella riflessa si risale matematicamente alla velocità della pallina. 

Si intuisce che ogni onda di ritorno deve percorrere uno spazio maggiore della precedente per raggiungere la pallina e tornare indietro, quindi lo spazio tra due onde successive si allunga... 

Se ci si lascia trasportare dalle onde si può immaginare d'osservare i nostri organi interni mentre si deformano come palline, si strizzano come spugne... durante una discesa prolungata su ripidi sentieri di un trail. 

Se si allungano le orecchie si possono sentire i loro lamenti. Sono gli organi interni ridotti a fornire uno spettacolo da Flair bartending acrobatico con le linfe vitali a disposizione... Magari ispirati all'originale "Blue Blazer” che secoli fa versava lo scotch infiammato e acqua da un tazzone all'altro in una lunga scia infuocata...


4 luglio 2015

Maps or...


Maps ho perso le mappe. Sono sparite insieme ai desideri di correrci dentro come d’incanto. Al contrario, ora è spam, proprio come si legge maps da destra a sinistra, questo strano movimento che mi porta a scansare ogni pensiero, ogni invito, ogni sentiero più rapido d’un passo misurato e pianeggiante. Spam è l’insistenza di quest’idea serale che m’insegue da seduto, mentre guido, al tavolo delle riunioni, mentre stringo concetti di progetto. Al punto che non voglio più sentir parlare di corsa per tanto tempo. Non so, almeno un mese mi dico!? Facciamo due, ma niente; niente, neppure aprire il cassetto delle magliette e dei pantaloncini: devo nascondere le scarpe salomoniche e indossare le ciabatte e liberarmi da quest’insistenza illegale della mente dinamica...

Mi chiedo da dove nasca la parola “spam”, che sembra una cannonata a salve, e così scopro una storiella simpatica. Il termine “spam” nasce all'interno di una scenetta comica televisiva trasmessa gli ultimi giorni di dicembre del 1970 (Monty Python's Flying Circus, stagione 2, episodio 12 per la precisione), ambientata in un locale nel quale ogni pietanza proposta dalla cameriera conteneva un imprecisato ingrediente chiamato Spam (corrispondente ad un marchio di carne in scatola). La scenetta prosegue con l'insistenza della cameriera nel proporre piatti con Spam («uova e Spam, salsicce e Spam, Spam uova Spam Spam pancetta e Spam» e così via) e con la crescente riluttanza del cliente per questo alimento, in mezzo ad un coro inneggiante allo Spam da parte di alcuni Vichinghi seduti nel locale...



Per effetto del successo di tale satira, probabilmente basata sul fatto che quella carne in scatola costituì l'unico cibo nutriente disponibile in Inghilterra durante la seconda guerra mondiale, il termine “spam” ha indicato qualcosa di onnipresente, fastidioso, quasi insopportabile. 

Sembra che il primo spam via email della storia sia stato inviato il 1º maggio 1978 dalla DEC - che voleva pubblicizzare un nuovo prodotto - e inviato a tutti i destinatari ARPAnet della costa ovest degli Stati Uniti, ossia ad alcune centinaia di persone...

Il cervello è diventato uno spammer ogni volta che mi ricorda ciò che dovrei fare, e non ho più la voglia di fare. Domani metterò un filtro. Ma forse così non mi alzerò più dal letto...
Di sicuro c'è che ora capisco le indigestioni... le cento chilometri... gli sballi...