8 febbraio 2015

Correre con il branco



Mark Rowlands

Correre con il branco 
La filosofia della corsa e tutto quello che ho imparato dalla natura selvaggia.

Mondadori

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Ecco la copertina di questo bellissimo libro che da prestito, presto, si trasformerà in acquisto. Da leggere, rileggere, sottolineare ed assimilare per chi, come me, sente la memoria della corsa affiorare per un senso, afferrare per un braccio e chiedere conto di tutto quel tempo...

Mark Rowlands ha corso e si è allenato per gran parte della sua vita: per lui, filosofia e corsa sono strettamente legate. Alla soglia dei cinquant'anni, alle prese con una crisi di mezz'età e con una maratona imminente per cui non si è praticamente allenato, Rowlands si trova a ripensare alle sue corse più memorabili in compagnia del suo inseparabile «branco»: il lupo Brenin, i cani Hugo e Nina, il cucciolo di cane lupo Tess. Dall'infanzia nelle campagne del Galles alle corse lungo le spiagge francesi fino alle colline irlandesi e alle foreste della Florida, Rowlands ha imparato che correre non deve necessariamente servire a qualcosa ma è un'attività che ha valore per se stessa e che ci permette di capire quali sono le cose che danno senso all'esistenza, nonché una fonte inesauribile di idee filosofiche e spunti di riflessione. Ironico e appassionato, Rowlands intreccia ai suoi ricordi le meditazioni che la corsa gli ha ispirato sull'esistenza, l'invecchiamento e la morte: con l'aiuto di Sartre ci farà capire perché correre lo fa sentire libero; perché la corsa è gioco, e quindi l'antitesi della feroce etica del lavoro americana; e in che senso incarna ciò che Platone chiamava la forma del bene, la cosa più preziosa. E, soprattutto, ci racconta perché farlo a ritmo del suo branco lo ha avvicinato ogni volta alla purezza e all'essenza della natura selvaggia, permettendogli di dimenticare, anche solo per un momento, gli obblighi e le sovrastrutture del quotidiano, per riscoprire il valore profondo dell'esistenza: un senso di libertà e pienezza che, ci ricorda, è dentro di noi da sempre, ma che la vita da adulti ci ha fatto dimenticare. «Correre è uno spazio in cui posso ricordare. Non i pensieri altrui, bensì ciò che molto tempo fa sapevo, ma sono stato costretto a dimenticare via via che crescevo e diventavo una persona. Sapevo, anche se non me ne rendevo conto; e in questo ero identico a tutti gli altri. Correre è un luogo del rimemorare. Ed è in questo luogo che ritroviamo il significato della corsa.»