14 aprile 2018

What's up?

Ho scoperto che gli americani usano salutarsi dicendo "what's up?" in forma interrogativa per dire "what's going on?" oppure "how are you?". Per dire semplicemente come va?...
Forte, nella prossima vita vorrei nascere americano. Ora compilo il modulo di rinascita e poi lo inoltro con what's up. What's up? Bene! Sto bene, ma non faccio molto per il bene. E se ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non ha fatto, come sostiene Voltaire, allora sono imputato anch'io, colpevole, indifeso, non difendibile, in nessun luogo essendo in ogni luogo, come sostiene Seneca. Inafferrabile anche a me stesso, inaffidabile. Da mesi sfuggo ai posti di blocco d'un "what's up?" del mio lato oscuro della forza. Agisco in uno spazio mentale senza sole. A volte, raramente, mi aspetto ai margini d'una corsa come forse domani, come fosse ieri. Come va? Forse bene, forse domani il mio lato luminoso della debolezza mi ricorderà che sono un uomo.

What's up? "Tuttadritta", andata e ritorno.


2 gennaio 2018

to arise

Finalmente il bagliore di un nuovo anno, di un nuovo raggio di luna. Riprendo a correre riflesso in pensieri dalle larghe vedute ancora ghiacciate. Anche l'asfalto non vede l'ora di scaldarsi. I muscoli, i tendini, il sangue ritornano ad impregnarsi sollecitati. Basta un luccichio nello sguardo e senza lamentarmi, e senza giudicare e senza nulla avere in cambio, il sorriso che incontro diventa il sorriso regalato dal vento. Ed ho cambiato i piani, guarito.