12 giugno 2013

Il debito

Il filosofo greco antico Sinesio di Cirene sosteneva che «tra l’anima che pensa e il corpo che vive esiste una terza entità in cui i moti del corpo trovano la loro espressione spirituale e i pensieri dell’anima il loro peso corporeo».

Questa entità si chiama fantasia, e fantasmi i suoi prodotti. In pratica, Sinesio era già nel vocabolario di Freud, per il quale la natura fantastica è nutrimento dell’anima, e senza fantasia l’intelletto è cieco e il sentimento delira.

A volte, mentre corro, la fantasia abbandona la coscienza in mezzo ai sensi; si diverte a vedere qualche gioco di lotta. E quando anche il senso della corsa si perde nella fatica, ecco apparire i limiti, le cose colte per lati, i profili e gli adombramenti dell’esistenza e del tempo che la scandisce. Solo la fantasia può oltrepassare questi istanti dove la coscienza, priva di immaginazione, è già esanime e sconfitta.

La fantasia, lungi dall’essere incoscienza, reclama di tornare dall’esilio in cui la ragione dell’Occidente l’ha confinata, e in cui l’ha lasciata la stessa psicoanalisi. Ciò che dobbiamo al gioco della fantasia è incalcolabile, perché «la fantasia è il debito inconfessato di ogni conoscenza».



5 giugno 2013

Fantasticheria

Il filosofo francese Gaston Bachelard sosteneva che «scientificamente, si pensa il vero come correzione storica di un lungo errore e si pensa l'esperienza come correzione di una comune e prima illusione».

L'esperienza allena a correggere le proprie illusioni. La verità della scienza non illude, al massimo prevede.
Il francese proseguì per anni su questo sentiero filosofico, addentrandosi fino al centro di uno spettro epistemologico con due estremi, l'idealismo ed il materialismo: una faticaccia. Poi un giorno s'illuminò, e iniziò a far correre l'immaginazione, a sognare, fino a scrivere che «l'appartenenza al mondo delle immagini è più forte e più costitutiva del nostro Essere che non l'appartenenza al mondo delle idee».

A tale conclusione sono giunto pure io, seppur calpestando strade più sportive che filosofiche.

L'appartenenza al mondo delle immagini presuppone l'abbandonarsi alle fantasticherie. E questo è uno dei modi più comuni di rallentare il tempo ed infilarsi al centro di un altro spettro, dove i due estremi sono il controllo (esasperato) e l'incoscienza. Il sognatore è un po' incosciente; preferisce le immagini ai concetti perchè i concetti necessitano di un duro lavoro, per nascere.

Pian piano Bachelard divenne poeta, interpretando evocazioni ispirate dalla fiamma di una candela o dall'acqua di un ruscello. Il suo fantasticare è un universo in espansione, un soffio di sensibile creatività che fuoriesce dalle cose per mezzo di una persona che sogna.

Bachelard era legato a valori come la tranquillità, il riposo dell'anima, e a questi valori dava un significato forte, ontologico, un modo per accedere all'Essere. Li identificava  in esperienze che potrebbero sembrare regressive, soluzioni di ripiego o negazioni del mondo, ma che in realtà sono una forma matura di lotta contro il tempo. Così l'infanzia non è più il ricordo intenerito dei nostri primi anni, o il dimenticare che siamo adulti, ma è la consapevolezza che "bisogna invecchiare per conquistare la giovinezza", che grazie ad un immaginario ricco di inventiva avremo l'infanzia che meritavamo.

Bachelard descrisse anche le fantasticherie della volontà, quelle confortanti, perchè preparano all'azione e forniscono il coraggio per lavorare ed applicarsi nelle cose quotidiane. Ma di questo ci sarebbe troppo da (voler) dire...

Mi basta condividere un'immagine, prenderne in prestito l'anima per immaginarne un'altra, e poi lasciare a qualcun altro il pasticcio della fantasia.