30 aprile 2014

Killer

Il lavoro mi prende. Ed io sudo come in salita. Le gocce d'acqua scivolano sul finestrone e sembrano molecole di possibili soluzioni.

Allora mi faccio liberare dai rigagnoli e svuoto anch'io le nuvole, mentre il cielo respira di grigio in ogni direzione la sua sofferenza.

Pianifico come un killer la corsa di domani. E' qualcosa che non mi appartiene, ma questa volta lo devo fare. Voglio essere cosciente e non soffrire come nell'ultimo trail di settembre. E poi ci sarà il mio vicino che mi farà capire dov'è arrivato il suo potenziale (Paolo).

Questa volta tutto è più breve; tutto è più denso. Due salitone, due discesone e poi un dosso meno intenso. 

Così mi assegno un punteggio per ogni segmento. Lo memorizzo e domani gusterò il guadagno o il difetto nella corsa, come in un ciclo di lavorazione diretto. Mi basterà un cronometro, due occhi e un neurone per la (dis)soluzione. 71,5 minuti. Pause ai due vertici comprese. Sotto i 70 minuti? Tutto grasso che cola...

Sarà una corsa scientifica, propedeutica alla follia dell'ultratrail che già mi (ri)chiama da lontano...

I segmenti (neurali)

Gli obbiettivi (viscerali)

28 aprile 2014

Corsa in montagna

Giovedì prossimo. 
Corsa in montagna "Ca' Bianca" di Cafasse: il cinghiale, la molinia e il kafka(sse). 

Il cinghiale
Vista sul monte Basso "muto ed imbronciato" di Cafasse. Dalla sua finestra, Franco Ferrero scrive alcuni versi sul finire del 1987 rivolti alla piccola Ca' Bianca, che titola "Mattino". Li leggo. La casa in groppa alla montagna sembra diventare uno "svelto corridore" e "mentre il cinghiale già s’inforra sazio nella macchia profonda / la tua fauna si desta adagio specie dopo specie / e la rugiada d’argento vien frustata dalla falcata veloce del tuo piede"...
Non so perché, ma io vedo più zampate di cinghiale che falcate veloci del mio piede. Andiamo oltre.

La molinia
Il territorio di Cafasse si estende ai piedi del monte Corno, sulla riva destra del fiume Stura. Imbocco naturale delle valli di Lanzo. L'ambiente è vario: monti, fiumi e valli. Ci aggiungo pietraie, boscaglie con prevalenza di nocciolo e sorbo montano e magri prati a molinia. Molinia? Ma che cacchio è? Mi informo. Paglia? Sterpaglia? Ciurmaglia di prateria o brodaglia di brughiera o erbaccia di rara canaglia? Qualcuno sostiene sia un'eccellenza da altopiano africano nel mezzo del pianoro padano.
Non so perché, ma se mi faccio di molinia forse arrivo oltre la Ca' Bianca. E anche oltre il fumo del suo caminetto.

Il kafka(sse)
Esistenzialista? Modernista? Magico realista? Allegorista? Il senso di smarrimento e di angoscia di fronte all'esistenza non basta. Questo è Kafka. Rappresenta una vicenda per "dire altro", anche se questo "altro" rimane indecifrabile e sfuma. Mi piace.
E guardo la saliva del cinghiale di Kafasse, pronipote del suino medioevale scampato alle vicende guerresche di castellani e feudatari, che scivola sull'iscrizione. E' la sua corsa. E' il primo maggio e non lavora. Divora le salite. E se krepa(sse)...
Kafkasse il mondo, non voglio perdermi lo spettacolo...




La matita

La salita

24 aprile 2014

Libertà

La libertà è partecipazione, Giorgio Gaber.
    La libertà comincia dall'ironia, Victor Hugo.
La libertà è sempre la libertà di dissentire, Rosa Luxemburg.
    Chi vive nella libertà ha un buon motivo per vivere, combattere e morire, Winston Churchill
Mi sento libero d'essere mediocre e libero in quanto mediocre. Mi sento addosso tutta la libertà che si festeggia e festeggio la mia libertà... 

Ma domani prenderò la storia dalle mani tutt'altro che mediocri di mio nonno. Gli poserò il fucile. Lo farò riposare. Libererò i suoi occhi ancora sbarrati di paura quando mi fissava credendo di vedere l'amico partigiano, prima di morire. E' ora di cacciare per sempre quei fantasmi, e dimenticare. 

Festeggerò la mia libertà corricchiando mediocremente. Oppure osservando le nuvole passare allegramente...



16 aprile 2014

Lavoro

Ci sono giorni in cui abbiamo pensieri profondi e nessuna pala per scavare. 
Altri in cui, a parte non entrare, la seconda cosa migliore è sedersi vicino all'uscita.

Ci sono giorni in cui ad est tutto è irrilevante, e ad ovest tutto è irriponente.
Caro lavoro, adesso sono occupato, ti dispiace se ti ignoro più tardi? 
Non conosco Cavez! 







13 aprile 2014

Tuttadritta 2014

La Tuttadritta piace. Ti invita. Ti sfida nella sua debolissima discesa di 10 metri in 10000 metri. Non ti lascia in una selva oscura. Alla partenza, nel mezzo del cammino ed all'arrivo, la dritta via non puoi smarrire. Da Piazza San Carlo a Stupinigi a tutta birra senza mettere una freccia. "Go straight on" in inglese. 

La Tuttadritta è audace. Provoca l'automobilista. Ecco perché mi piace. Lo taglia in due dalla rabbia. Lo ghettizza. E' il muro alzato dalla massa muscolare di Torino che si muove da nord a sud, dopo tanti decenni contrari. L'automobilista deve rassegnarsi ed aspettare, oppure correre anche lui.

La Tuttadritta è cartoon. Svicolone, Ernesto Sparalesto e l'Orso Yoghi. Li ho visti correre. Anzi, li ho corsi. Ero nella loro pelle e ci ridevo. La dritta e la mancina del grande battello umanizzato in rotta verso il mare. Lupo de Lupis alla partenza tanto buonina e Magilla Lilla sul finale, scivolato sulla buccia di banana...

Che spettacolo. Buttarsi sull'erba fresca dell'arrivo dopo un'ora di saluti e di sorrisi, di mini porzioni di cioccolato fondente e alla nocciola, di straccetti di pandoro e tanto buon magnesio per tutti. Tutti i cinquemilacinquecento cuori in movimento. Baci e candeline. Atmosfera magicamente creata dai mattoni, dalla terra e dalle meraviglie della residenza sabauda sullo sfondo. 

Quanti nomi! Solo della Podistica Torino, centottantasei! Ne saluto uno per tutti, Luca. Corriamo insieme gli ultimi tre chilometri e poi, nella speranza di fermare il cronometro ufficiale che sovrasta l'arrivo entro i quaranta minuti esatti... sfogo la mia energia. Lo sorpasso ad occhi chiusi, sognante, senza sapere che quel beep avrebbe congelato la mia anima sul tempo ufficiale di 40 minuti ed 1 secondo! Non doveva andare così ;-). Il Paradiso può attendere... Ridatemi il mio corpo!

Postilla di lunedì 14 aprile, dopo la pubblicazione della Classifica:
Real Time=39:48" ... Toc Toc... il Paradiso? C'è nessuno?


Arrivo della Tuttadritta nel centro del semicerchio verde!

P.S.: Raffaele, oltre ad essere stato più veloce di me, come Gianni, ha messo la sua arte in questo meraviglioso "casatiello"... Una fetta di paradiso anche questa! 


Raffaele's creation
P.P.S.: Vito, la barra di metallo in testa poteva costarti caro! La tua chioma ti ha salvato, oltre al casatiello. Max, la prossima volta ci fermiamo sulla fetta piccante ad osservare il mondo... ok?

7 aprile 2014

La vera natura


E' nei quanti. Quanti allenamenti? Quanti chilometri? Mi quantifico miseramente. 
 La mia vera natura non rinuncia alla meccanica fancazzistica. E la tua?


6 aprile 2014

Granelli d'Acaja

Alla terza edizione della 10 km degli Acaja c'erano tantissimi colori accesi dal sole. In movimento ordinato e tangente alle bellezze medioevali di Pinerolo, un comune a meno di 40 chilometri da Torino.

Ora che ci penso, quando salgo sulla metropolitana, ad un certa fermata, sento una vocina che ricorda: "Principi d'Acaja". Il casato dei Savoia, il medioevo. E poi? "Bernini", e la vocina è già alla fermata successiva.

La stirpe degli Acaja nasce con Filippo I, che muore a Pinerolo nel 1334. Ecco il nesso, ma domani me ne sarò già dimenticato, perché questo mi capita di vivere: i salti nel tempo, nello spazio, nei vuoti di memoria. Ho anche letto da qualche parte che a Pinerolo c'è una fortezza, il castello Donjon, utilizzato come prigione per i nemici di Luigi XIV, tra i quali la famigerata "maschera di ferro", enigma anche per gli storici.


Il Pinarolo è un fungo commestibile, il "suillus granulatus". Granulare, ecco cosa rimane del mondo quando si scava nel profondo. Lo dice anche la quantistica: lo spazio è fatto di atomi di spazio e il tempo non scorre come un fiume ma gocciola come un rubinetto che perde. Spazio e tempo non sarebbero continui, infinitamente tagliuzzabili. "La realtà non è come ci appare" è anche il titolo del libro che ho appena aperto, del fisico Carlo Rovelli

Prima che il tempo sgoccioli via e faccia i suoi danni allagando il monolocale cranico (lasciando riposare Democrito e qualche suo atomo che ora potrebbe appartenermi) raccolgo i granelli della corsa di stamattina.




Partenza ore 10:15. Circa 700 paia di scarpe importate da mezzo mondo e incollate tra due file di transenne ad un lato della spaziosa piazza Vittorio Veneto. Granelli di gomma che saltano sull'asfalto. Il percorso è ad anello, cinque chilometri per due giri. Un anello piegato, visto che i primi due chilometri sono in discesa e i successivi tre in leggera salita. Alla fine, comunque, 70 metri di dislivello positivo. Granelli di spazio verticale da respirare e da soffrire.

Il primo giro è dedicato al mio ginocchio e alle tentazioni del giovane podista. Saluto presto Rosario che srotula via troppo veloce. Nel tratto di salita, però, sento che quello è il mio territorio: respiro meno affannosamente di quelli che sorpasso ed alzo gli occhi verso le vicine montagne imbiancate, una meraviglia!

Il secondo giro è più faticoso. Non penso più ai dolori del corpo né a quelli della mente. Sopporto i granelli di tempo che si sciolgono sulla fronte sudata. Raggiungo una giovanissima atleta dell'Atletica Saluzzo e poi inizio il conto alla rovescia. Ma anche questa volta due arance mi si spremono sui lati: Lorenzo e Luca, della Podistica Torino. Cento metri senza rispetto per nessuno. Nessun dorma di Puccini s'addice, come dice Mauro, ad essere affettata. Qualcuno vincerà lo sprint. In tre passiamo, poco dopo l'alba, il traguardo nello stesso istante, 40:53. E poi tutto tace. Fino ai cannoli siciliani.