2013 - Cronache di corsa

16 giugno 2013
Trail Collina Morenica 2013

Correndo si attivano certe parti dell'Essere spesso oscurate da barriere adipose. Si filtrano le buone intenzioni, si abbandonano a terra grandi momenti di vita. In pianura, cinque sensi sono più che sufficienti; gli stimoli si muovono veloci fino al sistema nervoso centrale che più o meno consapevolmente ci governa. In collina, i cinque sensi iniziano a non bastare...

L'ho sperimentato ieri, nel primo personale tentativo di uscire dalla strada e salire su e giù per una collina morenica, ed è stato molto istruttivo. Il test era su 24 km, e quattro sensi aggiuntivi che non immaginavo fossero così importanti...

Partenza dal parco di San Grato, dietro il Castello di Rivoli, in mezzo ai platani secolari. Tutto pareva introdurci ad un picnic, ma poco dopo lo sparo ecco una salita, poi una discesa, e poi ancora una salita, e così via. La calura, invece, sempre in salita...

Ed ecco la termopercezione e le sue prime spie colorate. La termopercezione è il primo dei sensi umani oltre i cinque noti, ma non è il sesto senso. Io e Paolo iniziamo a correre decisi. Il via ci coglie comunque impreparati, in attesa dell'appello interrotto dopo un rapido ragionamento: 170 nomi in corsa sono troppi da spuntare sotto il sole. Gli altri sensi umani inseguono, alcuni più veloci, altri più lenti. L'equilibrio, per esempio, è un senso veloce. Il dolore è molto più lento.

La vista riconosce Franchino (che arriverà straordinario secondo assoluto in 1h38:21), molte facce pulite e corpi strutturati per lo sport. Io e Paolo ci separiamo fisicamente dopo pochi minuti di corsa, ben sapendo d'esser vicini, con lo stesso equilibrio e la stessa fatica. L'olfatto, l'udito e anche il gusto vivono un'oretta immersi nella natura, abbastanza felici di ritrovare tracce di memoria e di bellezza già vissute, da figli e da genitori.

Però sono i gialli delle rotopalle di fieno, tra verdi e marroni, che aprono paesaggi di Van Gogh e passeggiate di Monet. Sono fotografie di un album d'affetti custodito dalla collina. Si formano lunghe e delicate file indiane di corsaioli. Ogni bivio è presidiato e riporta al cittadino: avrei preferito un po' di smarrimento in più, per orientarmi tra odori e cinguettii che lascio immaginare.

La propriocezione, invece, è l'ultimo senso che mi ha distratto e poi, alla fine, distrutto. Al sedicesimo chilometro, in trentesima posizione, mi sento normale; non soffro più nè il caldo nè la sete: siamo dentro il bosco e ho bevuto tre bicchieri d'acqua e sali ai due ristori. Pian piano, però, mi accorgo che il terreno è diventato sconnesso, che ci sono più pietre, più solchi, più canali. Eppure non è cambiato il territorio: sono io che son cambiato.

La propriocezione è la capacità di percepire e riconoscere la posizione del corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei muscoli. La propriocezione mi sta affaticando e consumando lentamente...

Il controllo del movimento è ora decisivo. Mentre in pianura molto è automatico, in collina molto è manuale. Anche le braccia partecipano; i piedi, le ginocchia, le caviglie ed i glutei sono costantemente tesi a orientare nella posizione di minimo sforzo e massimo equilibrio. Le cellule della materia grigia, poi, prima di inviare un messaggio, lo manipolano in potenziale d'azione, lo trasducono; e migliaia di stimoli possono mandare in sovraccarico...

Il finale è stato duro. Arrivo al traguardo 36° (2h02:56), portabandiera della Podistica Torino, quasi affranto dalle ultime salite, gradinate, illusioni e tormenti, fino al conclusivo e massacrante ultimo giro del parco. Paolo arriva poco dopo, è 45° (2h05:04). E considerando che corre solo da un anno e mezzo circa, il risultato è eccellente. Indossa anche lui un sudario, il peso di un'esperienza da strizzare e poi stendere al sole per la prossima impresa... Grande Paolo!


Morenica Trail 2013 - Il Tracciato


Foto prima della partenza, con Paolo



7 commenti:

  1. Grande prova Mariano e , come sempre , bellissimo racconto!!

    Ciao
    Risposte

    1. Grazie Corrado. La prova è stata difficile, e ha lasciato il segno. Spero di non farmi sopraffare dall'idea di strafare... Sbrigati a guarire! :-)
  2. Finalmente in gara .... e che gara !
    Adesso ti aspettiamo con la canotta "orange" al nostro MIGLIO IN PISTA nell'impianto di Via Vernante a Rivoli Domenica 30 giugno(non ci sono scuse) !
    Complimenti, il caldo ea davvero soffocante Domenica scorsa ...
    Gian Carlo A.S.D. PODISTICA TORINO


    1. Grazie Presidente! Gian Carlo, ottima la tua prestazione alla StraCiriè!

      Quest'anno ho voluto uscire dagli schemi, allenandomi disordinatamente e gareggiando ancor più a casaccio :-). Il prossimo sarà esclusivo per la Podistica Torino, così ben organizzata, coordinata e motivata da te!
  3. Mi ha piacere conoscerti!
    Alla prossima!
    Risposte




    1. Grazie, alla prossima... ma quant'è dura la salita! Complimenti per il tuo straordinario "motore"!!
  4. Propriocezione...perché non correre scalzo, per mantenerlo sveglia? Scherzo....eppure c'è chi lo fa. Esistono tanti esercizietti utili, a proposito.



21 aprile 2013
Turin Half Marathon 2013

La corsa è finita, andate in pace! Finisce la liturgia sotto la pioggia; si spalancano le transenne dopo il traguardo, e lentamente si prende coscienza dell'impresa. Nel senso che si prende la prima faccia che si vede e la si vorrebbe schiaffeggiare di gioia...

Anche il sangue ritorna a bagnare le aree siccitose. A nord degli occhi, dalla calotta occipitale, risale la rossa marea che si leva parietale e tutto ritorna normale: una fronte di speranza... Come bollicine di selz, ecco salire minuscole euforie che pizzicano il naso, mi fanno starnutire. Le rilascio insieme alle particelle di polvere umida che arrivano da terra, dai detriti del "muro dell'ora e mezza" caduto davanti ai miei occhi increduli... Ci sputo sopra (a questo muro), e così dimostro che il sangue non è ancora risalito abbastanza, o gli ormoni non ancora abbastanza scesi nei filtri animali...

Arrivo dietro Carlo e dietro Davide. Carlo mi supera a metà corsa, al decimo chilometro, infilando i secondi come perline in quel filo immaginario che ci unisce: una, due perline al chilometro e via. Davide mi supera a tre quarti della corsa, con decisione e sicurezza; capisco che mi tocca un salmo responsoriale, un graduale tentativo di rispondere alla lettura dell'immagine di fuga. Per la miseria, devo rimanere concentrato: i flash dello scorso anno mi assalgono, irridono la mia presunta inefficienza, ricordandomi che ero più veloce, meno stanco, più motivato...

Eppure io corro! E anche il Garmin lo afferma. E' lui che mi sostiene, e decido di credergli. Negli ultimi cinque chilometri tengo la media di 4 minuti e 10 secondi (al chilometro). Nell'ultimo scendo a 4, e sale il sorriso, finalmente, al settimo cielo: 1:29:52 il mio tempo ufficiale.

Alla partenza, il grigio-nuvola e il verde-parco si sono mischiati con il nero dominante delle mille magliette di gara, quelle che l'Organizzazione ha chiesto di indossare nel ricordo "agghiacciante" di Boston, nel tentativo di creare un grande vento d'umanità, a spazzare le follie, e spezzarne tutti i suoi rami deviati.

L'Atletica La Certosa di Collegno è stata meravigliosamente attiva nello spugnaggio e nel primo ristoro: grazie della spinta!

Prima della partenza e dopo l'arrivo, ho condiviso le impressioni con Paolo, atletico vicino di casa, reduce dalla mezza maratona di Madrid, e da un anno di corse motivanti. L'andatura è la stessa: ci alleneremo per imparare ad osservare - oltre le nostre distanze - i territori dell'endurance (ultra trail). Lo spirito è lo stesso: andare più lontano possibile, non solo con i quadricipiti.



8 commenti:
  1. Grande Mariano!
    Ciao
    Marco T.

    1. Grazie Marco! Come sai, è questione di allenamento (fisico e mentale). Ci vediamo al parco!
  2. Bravo Mariano!!!!
    Complimenti!


    1. Grazie Corrado, mi dispiace non poterti ancora "incrociare" in qualche scorribanda uisp o fidal! Non mollare l'idea di ritornare più forte di prima, ok?
  3. Bene Mariano, direi che il muro dell'ora e 30 era alla tua portata già l, anno scorso, quando però "eri più in forma e più motivato"; ms la notizia più straordinaria, se capisco bene, è che hai corso più veloce la seconda metà!!! Ciao. Max.


    1. Max, grazie del passaggio su questa pagina. Lo scorso anno abbiamo corso insieme la mezza di Torino, ed a Collegno eri davanti a me. Quest'anno, per cause di forza maggiore, eri solo fisicamente assente: attraversando il paese dei matti (Collegno ;-)) mi hai accompagnato "spiritosamente"... eheh
  4. Vivi complimenti! Considero l'arrivare sotto l'ora e trenta ad una mezza non una semplice prestazione sportiva, ma una vera impresa!
  5. Grazie Gianfranco. Ognuno di noi è impresario di se stesso (un po' artista e un po' fesso)... eheh



14 aprile 2013
Pianezza 

Ore 9:50 - Pronti? Via! Apro gli occhi ed è già domenica. Per fortuna è due notti che sogno di correre. Sogno la luce che alle spalle mi spalma sulla terra piena di crepe, rossiccia, in salita, senza erba, senza impronte. Una notte fa correvo inseguendo qualcuno, senza prenderlo; questa notte invece ero avanti e non volevo farmi raggiungere. La visione era intensa, le inquadrature calde e quasi soffocanti. Il sole a metà strada fra l'eterno vuoto dell'universo e l'effimero sangue ramificato in tante arterie, come i tagli della terra calpestata.

Non riesco a sopportare che sia il tempo a starmi ora avanti e ora indietro, che sia il sole assorbito negli anni a farmi così ombra nei sonni agitati.

E poi è  mattina, e una luce d'estate invade Pianezza e le tante penne d'alpino, i sorrisi e gli amici dello sport. Si corre "la marcia verde", per 10,5 km. Il paese è molto ospitale: ci sono sacchi di panini al salame e dolci pasquali che attendono il loro traguardo, nel nostro traguardo.

Mi sento bene, sono pronto a seguire gli arti veloci dei compagni; certo non quelli di Domenico che ha le ruote al posto delle rotule, e mi rifila almeno trenta secondi ad ogni chilometro, che forza...

Si scende in mezzo ai campi appena arati, e inalo le zolle del tempo che rivoluziona i colori e tutte le cose; che pace in mezzo a queste striscie lontane, ondeggianti e ordinate. Ecco che mi assopisco, ma è subito salita: rivedo volti amici e soffro un po' con loro; cerco la distrazione e perdo alcune posizioni. I chilometri scorrono via nella luce più intensa possibile, nella calura che finalmente ritorna a sfogliarci.

Arrivo con la giusta fame e posso divorare le fette di colomba, il panino, e le strette di mano in mano. Tutti felici di sorriso in sorriso. Gli occhi parlano di fatica che gocciola dalla fronte increspata, dalle vene ancora gonfie di energia. Chiudo in 43'45" (al 70° posto su 320 arrivati), con la media di 4'09" al chilometro: sono molto soddisfatto. Posso tornare a sognare un'altra corsa, magari mi sveglierò ancora davanti a me stesso, magari dietro...








7 aprile 2013
Ore 10:30 - Castello del Valentino

I gonfiabili dicono che si corre "Vivicittà"

Un migliaio intorno all'umida e fredda sponda del Po. L'acqua marrone, un po' grigia nella schiuma delle piccole rapide. Proprio come l'aria che si respira. Il corso Massimo d'Azeglio e le altre poche vie della città che si attraversano in questa edizione in "contemporanea nazionale" appaiono sospesi, silenziosi, incuranti. Assenti quasi lugubri e infastiditi da insolito movimento umano. Non aspettano nessuno, la domenica mattina.

Il grigiore sabaudo è denso come la tradizione l'ha consacrato alla letteratura. Sono spaesato, e anche gli altri lo sono. Gli spazi intorno al Valentino sono rigidi gazebo squadrati come le pareti severe del Castello. Si accede a piedi, dopo un lungo tragitto imposto dai divieti di sosta. Le partenze giovanili iniziano e terminano mezz'ora prima del via. Si corre tutti sparsi, nel riscaldamento generale che annebbia di vapore. Ritrovo gli amici dell'Atletica, e qualche raggio di sole spinge l'organizzazione a ricordare Jannacci. Vengo anch'io! No tu no. Ma il ritornello dura poco, anche perché inizia la corsa.

Saluto Max e gli altri che incontro, poi penso a questa prima gara dell'anno, al mio tempo di assestamento psico fisico. Non riesco più ad immaginare la sofferenza senza sentire dolore. Respiro la corsa con un atteggiamento nuovo. Distaccato, come questa mattina di primavera è distaccata dai suoi colori e dai suoi odori. Fa freddo e anche le piante dei piedi sono radicate al suolo, cortecciate. Non riesco ad immaginare di correre al limite, e questo mi fa sentire il vuoto metropolitano. Chissà com'è Milano, in festa per la maratona. La madunina e ancora Jannacci. Le scarpe da tennis e i poveracci.

Mi ritrovo così in processione. La mente a divagare, le gambe a seguire un altro fiume. Di sudore in sudore, fino all'arrivo sonnolento.

Dodici chilometri, gira di qua, gira di là, saliscendi non indifferenti, alla media di 4' e 15" al chilometro. Sono molto contento del risultato (210° su 870 arrivati al traguardo), ma alla fine non ho capito cosa sia veramente successo, e perché sia rimasto addormentato tutto il tempo. Indaffarato solo a non cadere da un sogno all'altro.


2 commenti:
  1. Una gara difficile, sali scendi e tempo incerto...l'ho fatta lo scorso anno...bravo Mariano!!!


    1. Grazie Corrado. Se ci fossimo incontrati lo scorso anno sarebbe stata una bella gara, ma sempre dietro sarei stato...
      A presto

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