26 dicembre 2012

La tagliagambe

Santo Stefano (special training), la "tagliaunghie" come la chiama Gabriele, la "tagliafuoco" come dovrebbe chiamarsi...
In altre parole un allenamento molto impegnativo per tutti. La tagliagambe?

Ci ritroviamo a nebbia leggermente diradata, questa mattina ore 9:00, nella piazzetta di Caselette, a una ventina di km da Torino. Siamo ai piedi del monte Musinè. Qualcuno osserva la grande croce alla sommità, visibile per pochi istanti tra la nebbia, sullo sfondo azzurro e propone la salita, ma si decide per una corsetta più rilassante lungo le pendici della strada "tagliafuoco" che apre alla Valle di Susa.

Siamo meno del previsto, ma ci siamo, ed ecco la foto di gruppo.

 


Per sicurezza ne facciamo una seconda:


Roberto, Gianni, Gabriele, Giuliano, Domenico, io e Raffaele seduto.


Il meteo è buono. Ci sono 4  gradi, ma c'è molta umidità. Inizia l'allenamento e iniziano i racconti di Natale. Perchè "Natale è Natale", dice Domenico, "e a me piace così, in famiglia e senza stress; ogni giorno hai già la tua gara da concludere, quella che ti riserva la vita...".

La strada sterrata si apre - dopo un chilometro scarso - in un ampio prato dove in primavera spuntano i pic-nic, e dove giocavo da ragazzo. Si vola sul tappeto verde, ed anche i fili del passato spariscono in un batter di ciglia.

Inizia il primo dei tre cunei di salita-discesa del tracciato complessivo di 20 km dell'allenamento. In cinque (escludendo Domenico e Giuliano) si corre per la prima volta su questa strada, anzichè camminare piano piano.

Nei primi 6 km copriamo un dislivello di circa 150 metri in salita e qualcosa meno in discesa, è il primo cuneo.

Ci ritroviamo ignari di ciò che ci attende alla base del secondo cuneo, in una grande pineta di altissimi pini neri. Domenico sorride, per lui è un gioco da ragazzi. Noi ridacchiamo, ma ben presto iniziamo a ribollire come vecchie locomotive nella interminabile salita!

Sono 25o metri di dislivello in salita, faticosissimi, su fondo senza troppe pietre e inclinazione tale da imporre a me, a Gabriele e  Roberto una serie di fermate a camminata veloce. I top Giuliano e Domenico insieme a Raffaele sono già fuori visuale. Gianni tiene un buon passo, ma "com'è dura la salita, in gioco c'è la vita... uno su mille ce la fa"... E così ricordo "se sei a terra non strisciare mai, se ti diranno sei finito non ci credere, finchè non suona la campana vai!". Gabriele docet.

La vita è come la marea... E ora ci ritiriamo a quota 35o metri. Una volata in discesa, lunghissima, chilometrica, rigenerante... Io e Domenico prendiamo il largo e immaginiamo di essere in bicicletta! Al fondo, stremati, siamo ad Almese. Qui tutti assieme valutiamo le varianti al tracciato che si aprono in un piccolo spazio limpido e soleggiato. Siamo felici di esserci, ma terrorizzati di rifare la strada al contrario. Giuliano conosce una scorciatoia su strada per tornare alla pineta, al termine del primo cuneo. Meno male!

Così corricchiamo con le prime carenze di glicogeno. E immaginiamo il cervello che detta le sue regole di recupero. Ci raccontiamo le nostre esperienze di lunghi tragitti, i ricordi dei cross più veloci, un po' deformati come è giusto che sia.

Il terzo cuneo è uguale al primo. Nella salita perdiamo Roberto, affaticato assai... In realtà si ferma a fare due fotografie alla Sacra di San Michele, imperiosa sull'altro versante della Valle, e alle quattro cime innevate oltre i 2800 metri del parco dell'Orsiera-Rocciavrè, pieni di ricordi estivi.

Si tratta di tre minuti di recupero, prima dell'ultima discesa lunga verso la base. Sono circa 3 km che maciniamo a poco più di 4' al km. Fantastico!

Peccato che nella discesa la nebbia sopraggiunga a cancellare i colori e a raffreddare l'aria maledettamente...

Riepilogando, il dislivello positivo (D+) dell'allenamento di oggi è il seguente: 150+250+200 = 600 metri circa.

L'appuntamento è per domenica 30 dicembre: un altro "special training", dal Castello di Rivoli per la collina morenica, con passaggio sul Moncuni (650 m).

Vieni anche tu?

23 dicembre 2012

Allenamento a zero

Lo zero termico di questa domenica scende dal cielo e ci abbraccia tra le note di un Christmas blues malinconico e appassionato.


Il pentagramma si riempie di note colorate, abbozzate, instabili, mentre la gomma cancella le tracce di rock dall'asfalto.

"You have the blue devils", direbbe un Inglese, per esprimere la sofferenza e l'infelicità di una corsa senza motivo evidente, votata all'obbligo di sfinire i piccoli o grandi demoni interiori che scalpitano in prossimità di ogni vigilia.

Eppure noi ci divertiamo. Furio dice che "se vuoi arrivare primo devi correre da solo, ma se vuoi arrivare lontano devi camminare insieme".



Abbiamo affrontato i 17 km d'allenamento verso (e oltre) il Castello di Rivoli. Un classico itinerario che diventa magico in mezzo a prati ghiacciati, alla terra lucida, alle pietre insidiose e alle foglie scivolose. Un viaggio attento a non inciampare in troppe novità naturali. Un addestramento per i nostri prossimi trail. Perchè di questo si è parlato.



Il 2013 è tutto un ribollir di tini e di confini da esplorare e valicare insieme. Uno tira l'altro. Un confine apre la via a nuove conquiste e ad altri confini. Le mappe Fidal sono ricchissime: strada, cross, trail, ultratrail... Non resta che da scegliere. Non resta che scappare?


21 dicembre 2012

Verso Itaca... e oltre!

In questi giorni sono stato in viaggio. Nulla di che, nessun posto lontano, solo luoghi e persone da scoprire. Luoghi molto chiusi e molto aperti, e persone altrettanto sconfinate.

Il viaggio verso Itaca è appena cominciato. Immagino sia un'isola rocciosa molto verde e molto blu che solca l'orizzonte sconosciuto. Un movimento incerto, una teoria della sapienza che qualcuno ha definito necessaria per la vita.

Il viaggio include il conosciuto (known), include nuove spiegazioni (unknown) e forse l'inconcepibile (unknowable). In questa dinamica l'uomo può agire per cambiare le cose e ridurre l'incertezza. Intraprendere, innovare, imparare e poi vincere la paura.

Itaca sorge al largo della costa orientale di Cefalonia, in gran parte incontaminata dal mondo. Ma potrebbe essere da tutt'altra parte, nel tempo. Non un luogo per consumatori, ma un termine, una fine, che produce esistenza per un fine.


Konstantinos Kavafis nel 1911 scriveva la poesia "Itaca". Un simbolo che contiene l’origine, la ragione e la meta del lungo viaggio, simile a quello di Ulisse, e a quello di ogni uomo che attraversa la vita. Il viaggio deve essere ricco di esperienze, non va affrettato, e l’arrivo non deve essere prematuro. Ulisse e Itaca sono in simbiosi, ma l'isola è la meta apparente del viaggio, la motivazione e lo stimolo per muoversi, conoscere ed apprendere.

“Tieni Itaca sempre nella tua mente durante il tuo viaggio e ringraziala di averti dato un viaggio meraviglioso. Senza Itaca non saresti mai partito.”

Nell’interpretazione della poesia di Kavafis c'è sia l’Ulisse di Omero che quello di Dante.

Omero immagina Ulisse e assolve l'uomo in cerca di soluzioni, la capacità dell’ingegno di superare avversità e ostacoli con astuzia e buon senso, con qualche azzardo, ma senza bisogno della protezione degli dei.

Dante immagina Ulisse e condanna l'uomo che inganna con l'ingegno, nella bolgia dei consiglieri fraudolenti, nonostante lo elevi a condottiero quando richiama i suoi compagni e dice: “considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.”

Kavafis vive Ulisse ed esige per l'uomo il peregrinare. Invita al viaggio e alla scoperta e, come Omero, non giudica. La libertà viene esercitata nella scelta della strada, nel percorrerla verso Itaca, stimolando pure l'etica.  

Impariamo da Kavafis a vivere Ulisse. Almeno un pochino, allontaniamoci dai Lestrigoni e dai Ciclopi che affollano l'anima, specialmente quando l'inverno chiuderà un altro anno fuori da noi, e ritarderà l'approdo, ma non il viaggio nè la memoria.   


16 dicembre 2012

Corse ricostituenti...

Il tempo non inganna. E così è già quasi natale, e tutti si corre più buoni, neh? Lo so, è natale con la n-minuscola, ma dappertutto è bianco e rosso e invita a partecipare. Nei paesini come nelle metropoli è tutta un'edizione speciale di monopòli podistici di babbo natale.

"Babbo Running" in costume, oggi a Milano, all'insegna della solidarietà, l'unica realtà che unita allo sport indica la direzione per un nuovo senso della vita. Pochi chilometri, non serve stancarsi troppo per essere migliori. Si parte tardi, per potersi godere il sabato sera. Tutti riuniti alle 10 e mezza, partenza da Babbolandia Village, animazioni, show, dj set e per finire il Babborunning Party, perchè mangiare insieme è anche vivere insieme...

"La corsa dei Babbi Natale" in costume, oggi a Torino, all'insegna della solidarietà, l'unica illusione che separata dallo sport continua a dirigere il senso politico della nazione. E' la nostra Nazione che vaga in cerca della sua Costituzione, dei babbi natale che hanno voglia di abbracciarsi. Gli abiti di papà Noel sono stati distribuiti a tutti; speriamo sia un buon segno!

E' così di città in città. Di paese in paese...

Avrei voluto esserci dappertutto anch'io. Ed è stato così. In un minuto ho girato l'Italia, la mia patria, dal nord gelato al limone al sud semifreddo alla vaniglia... fino al riscaldamento a ritmo di “Gangnamstyle" in piazza San Pietro...





13 dicembre 2012

Do you spread?

Lo spread indica la differenza tra i rendimenti dei titoli di Stato di un Paese europeo e quello delle obbligazioni della Germania, lo Stato considerato più affidabile nel Vecchio Continente sotto il profilo economico.

Se le banche acquistano i titoli di Stato di un Paese europeo, allora lo spread indica anche la differenza tra i rendimenti che le banche arrivano a chiedere a quello Stato e lo zero o il meno in circolazione dovuto alla crisi finanziaria mondiale... 

Grillo giustamente sentenzia:
"Lo spread è qualcosa di completamente staccato dall'economia. Lo spread è un'allucinazione mentale di speculazione bancaria, perché il nostro debito è in mano per metà a banche straniere che cercano di far alzare il tasso di interesse per guadagnare di più".

Infatti...

I titoli di Stato italiani possono essere acquistati sia con l’asta del Tesoro sia sul mercato secondario, cioè sul mercato obbligazionario telematico. Le obbligazioni emesse dal ministero dell’Economia (il Tesoro), per finanziare il debito pubblico, hanno un prezzo che è il punto d’incontro tra la domanda di chi vuole comprare e l’offerta di chi vende. Ma chi vuole comprare? Le banche, naturalmente, vere e proprie iene d'aste del Tesoro, in questi tempi di crisi.

Il Tesoro fissa la quantità e un valore indicativo di titoli che intende vendere e il valore della cedola, ovvero gli interessi che verranno pagati a chi acquista i bond governativi. All’asta, che viene effettuata presso la Banca d’Italia, partecipano gli operatori autorizzati, cioè banche, società d’intermediazione mobiliare (Sim) e altre istituzioni finanziarie. Anche i risparmiatori (normali) possono acquistare titoli all’asta, sempre tramite una banca o un intermediario. Entro le ore 11:00 del giorno dell’asta gli operatori inviano per via telematica, usando la rete nazionale interbancaria, le domande d’acquisto con una proposta di prezzo e quantità di titoli. Ogni operatore può presentare fino a un massimo di tre domande per ogni titolo offerto. Il prezzo definitivo è l’ultimo o prezzo marginale, cioè quello che consente che l’asta venga integralmente sottoscritta.

Il meccanismo è dunque maledettamente manovrabile da chi - banche, raggruppamenti di banche e simili mostri altamente liquidi - ha soldi e interesse a tenere alto il rendimento per obbligare il Paese a sdebitarsi.

E chi paga?




9 dicembre 2012

Giù dai Monti...

Il focus di Fiorello:



Il focus di Al Pacino (discorso dello Spogliatoio):


"Siamo all'inferno signori miei, credeteci... o risorgiamo adesso come collettivo o saremo annientati individualmente... è il football ragazzi... è tutto qui"...

(Tony D'Amato, dal film: "Ogni maledetta domenica")



8 dicembre 2012

L'indiano

Ad est c'è la bora, al centro piove di maestrale, come al sud di tramontana. Sopra tutto si congela quella candida neve che sferza l'incanto natalizio. L'Europa intera batte i denti, e trema anche l'Italia che applaude i suoi vecchi paperoni... Siamo troppo buoni, siamo forse un po' conigli, sicuramente -oni -oni...

In questo angolo di mondo, però, c'è il sole nel tramonto che esegue i suoi script di arresto dell'inverno (e del governo).

E' all'ovest la finestra di colori in tema con l'autunno. Qui il freddo sfugge alla chiusura e s'inabissa nel cielo azzurro mare, più profondo all'orizzonte; sfuma dal granturco al malto, dalle nespole all'uva, e fa da cerniera tra le cime frastagliate che salgono da terra e la luce delle spalle.

E' all'ovest lo skyrunner di frontiera ancora da scoprire, lo sceriffo della legge improvvisata, il sognatore da Far West lontano, da Wild West selvaggio, da Old West vecchio e saggio?

Nel West il tempo è migliore. La conquista si fatica metro per metro, nelle asprezze naturali, con la forza d'animo e le armi originali... Ci sono pionieri,  cow boy e banditi; cercatori d'oro, pellegrini e... gli indiani. Li vedo sopra i tetti danzare intorno al fuoco di colori che divampa, immortali.

Come un pellerossa mi sono travestito, e nel cielo incamminato. Ho preso tutti i colori del tramonto in una sola facciata, in una sola falcata. Un paio di balzi, e sono sparito nel buio...

Qui ci sono già le stelle. Una è quella di Telethon che illumina, genetica, l'essere umano. Domani si corre un pò per lei, la Royal Half Marathon di Torino, e speriamo che la solidarietà vinca su ogni "riserva" indigena, indiana e italiana, che non trova i fondi per la "ricerca" di nessun tipo (o quasi).


5 dicembre 2012

La corsa è.

Un monaco domandò al maestro: "Che cos'è il sé?"
E lui rispose: "A che ti serve?"

Provo a meditare? La meditazione è una domanda? Può darsi, ma certamente non è la risposta alla domanda "Che cos'è il sé?"; non è la ricerca del sé, l'indagine intorno al sé, e neppure la riappropriazione del sé, ammesso che si possa vivere disappropriati; non è la risoluzione di un problema e non è la conclusione di un ragionamento. Non è un mucchio d'altre cose...

Qualcuno ai confini dell'occidente sostiene che la meditazione è l'abbandono di tutto ciò, l'arte dell'abbandono in sé e per sé; abbandono di tutto e abbandono al tutto; esperienza trasformante, che paradossalmente non trasforma niente.

Ai confini del mio allenamento anch'io lo sostengo. Non c'è cambiamento, nulla che venga trasformato, ma solo pura esperienza (del vento), semplice stato d'essere e consapevolezza, disincantato guardare attraverso la polvere, la polvere...

E accorgersi che non c'è un manuale di istruzioni per il corpo che cambia e domanda, blocca, rimugina, intrappola la mente nell'ennesima scusa per rimanere a dormire.

La corsa è meditazione, arte di semplicità: non si ferma davanti a nulla. Solo ciò che serve è proprio ad essa, il resto non le appartiene. La corsa è il tacere di ogni sovrappiù: "A che ti serve?" non serve chiederlo. La corsa è esperienza del sé, non conoscenza, non risposta, non formula matematica, non radice filosofica, non definizione psicologica...

La corsa, forse, è.




2 dicembre 2012

Aloha, Aloe...

La vita è un’avventura che inizia da dentro e si pedala da fuori. Tutto parte dal cervello. La passione è il fuoco. Qualsiasi cosa tu faccia, fallo con passione. E guarda avanti, la vera sfida è con te stesso...

Così dice Luca Masserini, freerider straordinario. Ecco il filmato realizzato per Deejay TV.

Un'avventura che inizia da dentro e si corre da fuori. Mhm, quant'è vero! Ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene...

L'allenamento nella nebbia oggi sfuma perchè la gola brucia maledettamente. Eppure Eolo spira e sopra tutto è già Sole che lenisce alato, radioso Horus...

Precipito all'alba dell'Egitto. Vedo sculture in pietra dalla finestra di casa... E piante a parlarmi di sfida. Un giglio del deserto spunta nella gola sabbiosa, e deglutisco. E' una pianta che brucia e trasforma la mia rabbia in fiele d'elefante... Hotel Transilvanya per i mostri interiori che mi trattengono al castello...

Eolo, gelido e impetuoso... Ora soffi al contrario... Oloe... Aloe! Aloha, è il mio saluto a chi è riuscito a partire in questa gelida mattina; aloha è un cratere sulla luna che guarda spento altri colori...

Aloe,  sì, ecco cosa ci vorrebbe. La pianta dell’immortalità, dono per i faraoni, unguento per ferite. Aloe anche chiamata "pianta che brucia", "giglio del deserto", "fiele di elefante"... Ma che compatibilità, che contabilità... di gradi sotto lo zero.

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"Mi sta proprio sulle balle invecchiare", dice ancora Luca..." Me le cercherò io le prossime sfide, altre arriveranno, ma... Who knows".

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Intanto il sole si spegne... E io sto male. Il cielo sembra un mare che inghiotte tutto... Il freddo cancella la vita. Addio amici delle montagne. Un altro Luca, Francesco e Damiano...

Il massiccio del Dome des Ecrins:



Gli alpinisti dispersi: