25 aprile 2016

Acrobazie

"La liberazione non è la libertà; si esce dal carcere, ma non dalla condanna" scriveva Victor Hugo nei Miserabili. Sono passati centocinquant'anni, la società non è più terrorizzata dalla miseria, il carcere è più che un'associazione ricreativa, ma la condanna resta. Si è trasformata in tante giovani condanne: sono quelle del radicalismo religioso, della crisi di appartenenza culturale, del difficile passaggio di testimoni sul lavoro, in politica e in economia...

Il sole è già alto all'orizzonte e immaginiamo di fare acrobazie. Ci liberiamo rapidamente, ma anche noi siamo un po' condannati, forse solo dannati. O nati per rincorrere la vita e quella libertà che è come un corpo senza spirito...

Corriamo nella Natura, "tra strade che si seguono impossibili", come scrive Daniele Silvestri. Vediamo il mondo dai nostri piccoli oblò, e corriamo. Più di venti chilometri passano in fretta... "Dovremmo resistere / dovremmo insistere / e starcene ancora su / toccando le nuvole / o vivere altissimi / come due acrobati / sospesi...".



Ma la fame fa riflettere ed i corpi ritornano in equilibrio, come dopo una curva, su due ruote, in una pista...


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