6 febbraio 2016

Sorrow

Io sogno la mia pittura. Poi dipingo il mio sogno.
(Vincent Van Gogh) 

Ero ancora ragazzo quando provai il senso dell'abisso. Ricordo che rimasi appiattito in uno specchio di luce, schiacciato da ammassi di nubi tagliate dai colori. Ero in una dimensione sfumata e non capivo. Quei tagli luminosi stavano aprendo l'anima come i desideri aprono i sogni. Cercavano l'alba che orizzonta, incidendo corpi senza troppe spiegazioni; rigando le rocce come rugiada. E i suoni e le onde liquidavano la mia natura, in attesa di essere l'aria rarefatta, quattromila metri sopra il mare. 

Ero ancora ragazzo quando provai quell'abisso familiare. Senza mani, senza piedi, con il solo desiderio. Fuori dalla terra anche un minuscolo germoglio è un miracolo. Tutto fa vita, soprattutto le vibrazioni dei sogni; e l'angoscia che sale dall'abisso dei miracoli infranti, sognati e abbandonati per sempre nel vuoto. 

In questo video immergersi è familiare, nostalgico. E' sorrow. 



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