28 gennaio 2016

Gloomy

"La strada è lunga e verso sera ti parrà di aver sognato la vita. Ma la stanchezza e le ferite ti diranno quanto avrai vissuto." (Nino Salvaneschi)

Ecco, si tratta di sognare la vita, in quest'inverno ancora fermo nel server aziendale. Non di vivere, ma d'immaginare, e a volte neppure quello. Sono a corto di continuità, non riesco a perseverare. Qualcuno ha detto che la perseveranza è il duro lavoro che si fa dopo che ci si è stancati del duro lavoro che si è fatto. Allucinazioni da lavoro.

Il fastidio all'unghia del piede sinistro m'impedisce di saltare. Riposo dunque, e intuisco d'essere in numerosa compagnia. Ma questa cosa è un gran tormento. Per l'inconscio potrei essere un artista se è vero, come sostiene Karl Kraus, che tale è chi sa fare della soluzione un enigma. E io mi chiedo come posso riposarmi se non corro o se non lavoro. Non c'è soluzione.

L'anarchico filosofo Charles Fourier diceva che "le attrazioni sono proporzionali ai destini" immaginando che fosse la provvidenza a distribuire le passioni all'umanità, come forze attrattive da non reprimere, ma soddisfare. Ponti tra il divino e gli umani. Passaggi attraverso cui incamminarci per la vita con la sensibilità da preservare e i desideri da realizzare nella misura in cui l'intensità dell'Essere li attrae a sé.

Se oltrepasso quest'idea, abbandonandola senza rifletterci, torno alla stanchezza, e poi alla tristezza che m'immobilizzano corpo e mente. Christian Bobin dice bene quando sottolinea che la stanchezza è tristezza che penetra nella carne, ma la tristezza è stanchezza che penetra nell'anima.


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