6 dicembre 2015

Everglow

Corriamo verso di noi, e per questo siamo l’essere che non può mai raggiungersi.
Jean-Paul Sartre, L’essere e il nulla, 1943


Oggi ho portato questo pensiero essenziale, all'esistenziale. L'ho immaginato nella testa di Sartre, in movimento, quasi come Jovanotti. Correre verso di noi, esistere. Saltare i gradini, rischiare. Sudare nella salita, raggiunti dal sole. E poi attardarsi nelle sensazioni di ognuno. Quindici differenti motivazioni per uscire dalla nebbia e attraversare le strade e calpestare la terra e stringersi ai colori della vita che usa il linguaggio dei surfisti... 

L'appuntamento per la corsa di oggi sembra quasi un flash mob. Siamo tanti, siamo in quindici: è magnifico. Si sarebbe potuto estendere il pensiero di Sartre a piacimento, indagando l'essere, l'anima, l'uomo. That's music for my ears... In fondo corriamo verso di noi, per noi. Ci oltrepassiamo senza raggiungerci. Finché l'onda regge la forma sopra il mare. Poi ci scioglieremo senza capire. Avremo corso oppure nuotato?

Ripasso i nomi. Alcuni amici non li vedo da mesi. Andiamo al castello di Rivoli. E' una corale, il chiacchiericcio ansimante. Ci s'invola fino quasi a scomparire alla vista del proprio essere. Poi elasticamente si torna a magliare. Affiancati dalla fatica di condividere la pendenza che tanto chiama ad esistere. Chiama te, Marco, come chiama me. E molti altri.

Penso, ma non mi raggiungo. E ringrazio.



Ci ripenso, e aggiungo questa canzone.


2 commenti:

Lorenzo Pisani ha detto...

Io qualche volta mi raggiungo. E' grave?
Ciao Mariano, bellissimo articolo.

marianorun ha detto...

Eh, uno su mille ce la fa, Lorenzo. Io mi limito a prenderne atto. Quindi lo farò presente a Sartre, nell'aldilà...