4 maggio 2015

In due note

Questa sera nell'aria dell'allenamento c'era il ritornello di un buon viaggio che rigava - leggermente distorto - l'auto di alcuni giovani fermi in mezzo alla stradina. E in mezzo al rituale muscolare ho perso il contatto con la terra e con quel che di terreno stava intorno a me. Rallentando per ascoltare le parole ho riprovato la semplicità di un'esperienza - lo spaesamento? lo Zen? - che ha luogo là dove l'inessenziale è messo da parte...    

Il Buon Viaggio di Cesare Cremonini è così diventato speciale, e "l'orizzonte verticale" ha spinto gli occhi verso l'alto, fin dove si poteva arrivare a cantare...  
"Buon viaggio, che sia un'andata o un ritorno, che sia una vita o solo un giorno, che sia per sempre o un secondo... L’incanto sarà godersi un po’ la strada... 
Ti aspetto, dove la mia città scompare, e l’orizzonte è verticale... Lasciare tutto indietro e andare, partire per ricominciare. E per quanta strada ancora c’è da fare, amerai il finale...
In fondo è solo un mare di parole, e come un pesce puoi nuotare solamente quando le onde sono buone. E per quanto sia difficile spiegare, non è importante dove; conta solamente andare..."  

2 commenti:

Alain ha detto...

E' una cosa che mi sorprende di continuo, scoprire come testi delle canzoni si possano adattare talmente bene allo stato di grazia che ti regala lo sforzo fisico durante la corsa.
Niente musica delle orecchie, dev'essere una musica che hai dentro, oppure avere la fortuna, come è capitato a te, di passarci vicino per puro caso.
Versi che in quell'istante sembrano stati scritti per te, in movimento.

marianorun ha detto...

E' verissimo Alain. A chi ha le antenne, tutto può capitare. E captare la musicalità di ogni evento è una ragione di vita e di movimento.