20 aprile 2015

Dualismo

E’ domenica. Si corre tanto per allenare o tanto per cambiare. Come cambia l’aria, che espone i contrasti della materia al giudizio affrettato di chi è più veloce. Del muretto che si sbriciola alla luce che lo scalda, e sbianca. Del rumore profumato che la marmitta solleva di rosa dai petali accumulati sull’asfalto. Più veloce del gusto di sé stessi, nell’intorno della propria saliva. Del gusto di pensare a qualcos’altro. 

Una salitella, e la bocca si stringe intorno ai denti, chiudendo il vuoto sterminato di pensiero. Poi si scende poco poco e c’è l’aggancio ideale con la terra: si sente l’erba che taglia il vento della memoria ritrovata, e si ferma il tempo.

Appare un vecchio libro: “Il lupo della steppa” (di Hermann Hesse) che racconta del contrasto tra lo spirito e l’istinto, due macigni della psicologia e della sua analisi. Il lupo della steppa sono io. Lo sei anche tu, quando corri per ritrovare te stesso. “Come corpo ognuno è singolo, come anima mai” scrive Hesse. E l'esperienza della realtà, nella corsa, è singolare. E’ fisica, ma plasma per istinto anche lo spirito. 

E’ l’esperienza, in generale, che permette alla mente di comprendere la realtà. E l’esperienza di peso solleva la leggerezza di pensiero. Scuote come una tovaglia il dualismo mente-corpo umano. Le briciole, disumane, cadono alla portata di animale... 

E' l'istantanea di questo allenamento. Un autoscatto, tanto per osservare la superiorità dell'istante che è passato a mangiarsi il reale e l'immaginario. Una zampata di gatto? 


Autosgatto reale

Autosgatto immaginario

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