20 luglio 2012

L'infinito

Ogni uomo, per quel tanto che esiste e fino a che esiste, è un punto di forza dotato di potenza limitata e di energia finita (come dicono molti filosofi).

Esistiamo in quanto dotati di un'energia sufficiente a esistere, ma l'energia che ci muove prevale sulla cognizione che possediamo di essa: lo si comprende dalla dinamica pulsionale, dall'irrefrenabile voglia dell'oltre, dello sconfinamento, della soddisfazione. All'umanità ciò è noto da sempre, e l'eros ne è la cifra, e dai lirici greci, molti hanno scritto l'Amore in buona poesia.

Il volersi incessantemente è iscritto nella fisiologia dell'uomo, ma la voglia di durare, di espandersi, fa velo alla sua precarietà. La voglia consapevole di infinito è entrata nella simbologia, nel costume, nella religione: ha reso l'infinito un luogo accessibile all'uomo, quasi una condizione naturale...

Leopardi, nella favola "La storia del genere umano" che apre le Operette Morali, narra come Giove avesse creato gli uomini in uno spazio-mondo che presto si rivela insoddisfacente, troppo stretto per la loro voglia di infinito. Per rianimare la specie umana afflitta dal tedio, Giove introduce la sofferenza che diventa il nemico da battere, e proprio per questo stimolo involontario per vivere. Per difendersi, gli uomini inventano la tecnica e imbrigliano il dolore, ma torna la noia. Solo il farsi presente dell'infinito potrebbe rendere bella e attraente la vita, ma questo Giove non può farlo e tutto si rivela vano: l'infinito è impossibile.

Qualcuno sostiene che "non sono i dolori e gli affanni a rendere invivibile la vita, ma gli uomini non riescono a vivere bene perché sono malati d'infinito".

Una cosa è sicura: non ci è concesso di essere di più di quel che possiamo, e l'equilibrio tra la nostra coscienza e la nostra potenza diventa essenziale per vivere felici. Chi sta in equilibrio sente il profumo di un fiore come la gioia di un'eternità.





2 commenti:

Anonimo ha detto...

Nulla da aggiungere , veramente.
Confermo anche qui, come ti ho già detto a voce, che sono orgoglioso e mi vanto di essere tuo amico.....
Max

(P.S. A Drubiaglio non ti ho visto, ma Domenico mi ha riferito che ti ha visto allenarti intensamente con Raffaele e Gabriele....dunque non stai seguendo fedelmente i tuoi propositi di riposo!!)

marianorun ha detto...

Max, tu mi hai insegnato molte cose, senza saperlo.
Sei stato il mio riferimento di tutte le gare. Il mio orizzonte che si allontanava, inizialmente. Uno stile da imitare. La possibilità di discutere e confrontare le idee in movimento e i movimenti di un'idea in corsa per il proprio benessere. Lo specchio della mia fatica e un bicchiere di tè caldo che vale oro a fine corsa... e molto di più, senza molte parole in più...

E' per questo che anche io mi vanto di essere tuo amico!

(P.S.: corro perché è proprio bello!)