16 maggio 2012

Io conosco

La conoscenza di sé, della propria natura, del proprio modo di essere, è il compito fondamentale della vita.

Platone fa dire a Socrate nel Fedro, più o meno così: “io non sono ancora in grado di conoscere me stesso e perciò mi sembra ridicolo, non conoscendo neppure me stesso, indagare su tante cose che mi sono estranee”.

E Galimberti dice più o meno così: “mentre l’animale può anche non conoscere se stesso - perché ha una vita regolata dall’istinto - l’uomo è delegato alla cura di sé. La carenza istintuale libera l’uomo in una terra dove è costretto a reperire la sua misura, cioè la conformità della propria vita a quello che si è”.

“Diventa ciò che sei” diceva Nietzsche, con riferimento al demone che Eraclito segnala come guida della propria condotta. Seguendo il proprio “daimon” si raggiunge l’eudaimonia, ossia la felicità, che non risiede negli oggetti del desiderio, ma proprio nella realizzazione di sé.

Conoscere se stessi significa anche conoscere i propri limiti, perché solo nell’esperienza del limite la vita acquista forma, come l’acquista il fiume che, senza argini, perderebbe la potenza della sua corrente.

Quindi l’uomo riesce a dare forma alla sua vita solo dandosi un limite: questa è l’arte di vivere, continua definizione di quel confine all’interno del quale è possibile esprimere ciò che siamo. E l’ arte del vivere produce un’etica che deve essere una mescolanza di coraggio e prudenza: il coraggio di espandere la vita e la prudenza di non oltrepassare i limiti delle proprie potenzialità.

La consuetudine a praticare l’arte del vivere forgia in noi un’abitudine che i greci chiamavano virtù, cioè la giusta proporzione tra la forza e la saggezza (senza forza, la saggezza diventa ripiegamento e rinuncia all’espressione di sé; senza saggezza, la forza tende ad oltrepassare il limite e a degenerare).

Galimberti ci insegna che la grandezza dell’uomo consiste nel dare forma alla propria forza, quella che Aristotele chiamava “enérgheia”, Spinoza “conatus”, Leibniz “vis”, Schopenhauer “volontà di vita”, Nietzsche “volontà di potenza”, Freud “libido” e ancora… E ogni esistenza ha davanti a sé un bivio: o ha la forza di esistere, o perisce.

O vive per il domani, o non vive per il ieri... 


1 commento:

Carosella ha detto...

Ricco e interessanta. Mi fa molto piacere leggere di tali profondità naturali. Mi fa sentire meno sola.