17 gennaio 2016

Ciliegi

Selvatici come ciliegi di amarene collinari, resistenti al freddo; avventati, avventurosi. Così sembriamo io e Gabriele intenti a sciroppare frullati di gelato immaginario che la Natura ci offre quand'è festa per il Sole, ma è inverno per errore.

Con i piedi (piote) e con le amarene (griote) passiamo in rassegna la terra "di fuori" che calpestiamo brutalmente ed il cielo "di dentro" che decifriamo parzialmente con i nostri vocabolari. La terra è densa, aspra di cemento e piena di gravità. Il cielo è immenso ed azzurro dappertutto. Non ci serve fare il giro del mondo per capirlo. Ci accontentiamo di una ventina di chilometri. Parliamo ininterrottamente.

I racconti sono più divertenti quando finiscono tutti con una ciliegina. Come le barzellette. A volte ci inventiamo quello che non ci ricordiamo, quando l'ossigeno del cielo cerebrale scarseggia. Ma in discesa o nella pausa di una fotografia ecco qualche meringa che si affaccia o qualche savoiardo inzuppato nello sciroppo di amarena e di rum. 

La fame ci assale dopo circa due ore. E non c'è più controllo. Come in "Rapsodia viennese" di Anacleto Verrecchia anche "il cielo diventa un quadro ingannevole dipinto sul soffitto dell'inferno". Troppi dolci racconti.

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