30 maggio 2014

Leo se la rideva

«Sono un uomo inquieto uscito da una famiglia quietissima» scriveva Leo (Longanesi). Intellettuale anticonformista, giornalista, pittore, disegnatore, editore e aforista. 

Era amico di Ennio (Flaiano). Precoce. A soli vent'anni fondava già un suo giornale, L'Italiano, un settimanale di cultura artistico-letteraria che si caratterizza per una presa di posizione nettamente contraria all'esistenza di un'arte fascista: «Questa rivista non ha mai stampato le parole stirpe, era, cesarea, augustea... Dio ci scampi e liberi dagli archi di trionfo e dai fasci coi festoni... Uno stile non s’inventa dalla sera alla mattina. Lo stile fascista non deve esistere. Il nostro stile è quello italiano che è sempre esistito. Oggi occorre metterlo in luce». Siamo nel 1926. 

Un anno dopo iniziava anche l'attività di editore. Si divertiva alle spalle del fascismo e ne cavalcò per anni la ritualità, scrivendo memorabili slogan. Poi spiegava che «i regimi totalitari non consentono la battuta di spirito ma hanno il merito, involontario, di suscitarla. Nelle grandi pause liberali, lo spirito, il gusto del comico, l’ironia languono. La satira è tanto più efficace quanto più è rivolta contro regimi intolleranti»

Dopo la guerra, Longanesi incarna una nuova dimensione dell'editore: l'«editore protagonista», una figura che era insieme amministratore, cacciatore di talenti, uomo di pubbliche relazioni, direttore artistico e revisore di bozze. E il primo successo di vendite arriva subito, nel 1947 con Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, che vinse la prima edizione del Premio Strega. Un altro successo di vendite fu, l'anno seguente, l'opera prima di Giuseppe Berto, Il cielo è rosso.

***

Non resisto e rido al solo pensiero della faccia di Leo che legge i pizzini di Ennio. E di Ennio che ride sotto i baffi per quelli di Leo. E magari si suggerivano davanti al caffè. Stile Paolo e Luca (bizzarri) in un'epoca meno evoluta, per le comunicazioni.

Qualche freddura la copio qui, tanto per ricordarmene in qualche afoso pomeriggio d'estate.
  • Fanfare, bandiere, parate. Uno stupido è uno stupido. Due stupidi sono due stupidi. Diecimila stupidi sono una forza storica.
  • Non bisogna appoggiarsi troppo ai princìpi, perché poi si piegano.
  • L'italiano non lavora, fatica. Buoni a nulla, ma capaci di tutto.
  • Soltanto sotto una dittatura riesco a credere nella democrazia. 
  • Tutto quello che non so, l'ho imparato a scuola.
  • La libertà tende all'obesità. 
  • Non si ha idea delle idee della gente senza idee.
  • Sotto ogni italiano si nasconde un Cagliostro e un San Francesco. 
  • Il popolo italiano è sempre in buona fede. 
  • Gli ideali che nascono dal pane, fanno perdere il pane. 
  • Non capisce, ma non capisce con grande autorità e competenza.
  • Creda a me: non creda a nulla.
  • Un uomo che legge ne vale due.
L.L.

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