11 novembre 2013

San Martino

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.

***


La fischietto, la canticchio, la ripeto. Come i giri del piccolo parco, inquieto. Come un bambino che recita la sua preghiera, in quest'estate di San Martinomentre mi alleno alla maratona di novembre, poco, pochino...

Carducci la scrisse esattamente 130 anni fa, nel 1883. Non so se proprio il giorno 11 novembre, ma voglio immaginare sia stato così. Aveva, allora, l'età che io ho adesso, ma la sua lunga barba io non l'ho mai avuta... 

La poesia adotta la metrica dell'odicina anacreontica. Semplice: odicina è diminutivo di ode; anacreontica è specificativo di stile, quello del poeta greco antico Anacreonte, sentimentale leggero e superficiale...

Strofe da scuole elementari. Da mandare a memoria come lodi naturali. Da masticare come pistacchi salati. Da gustare come dolcetti al cioccolato. Strofe a forma di pantofole a buon prezzo, che fanno tanto casa...  

Chiudo gli occhi e corro immaginando la chioma di Giosuè intenta ad ondeggiare per le vie del suo borgo toscano in quel di San Martino, il giorno in cui terminavano i lavori nei campi e iniziavano le estrazioni dei vini dai tini inebrianti...

Mentre corro, il paesaggio è bianco e nero. Proprio come nella poesia. Ma verso la fine del parco, là dove il tramonto non è ancora passato, sopra le capigliature sfibrate dei platani e le mani fogliose degli aceri, intravvedo il rossastro del cielo che invola i gabbiani più scuri, e infine li rende meno sicuri d'esser vivi. Si fermano per aria in ampi stormi, fitti come la nebbia che sento arrivare dal freddo...

Il profumo è senz'altro quello di nebbia che offusca la mente. E' la nebbia che mi farà correre la maratona, ignaro d'ogni tempesta, alla ricerca del maestrale. Ancora esploratore...

Non la pioggia autunnale, non il ribollir dei tini. Girerò più sui ceppi accesi, esaltando il tempo di esuli pensieri...


3 commenti:

Bio Correndo ha detto...

Non deludi mai con i tuoi post, davvero ben fatto! In questi giorni di sole e vento, di temperature che si abbassano, di nebbie improvvise, di cambiamenti di piani, mi risuona invece Ungaretti:" Si sta come d'autunno gli alberi le foglie"

marianorun ha detto...

"Si sta come d'autunno / sugli alberi / le foglie". Tutta la precarietà della vita concentrata in un verso. Il non senso della guerra, il buio, il terrore e una profonda incertezza del domani, di sempre. Reduci pensieri... Grazie Fausto!

Anonimo ha detto...

M.S.