12 giugno 2013

Il debito

Il filosofo greco antico Sinesio di Cirene sosteneva che «tra l’anima che pensa e il corpo che vive esiste una terza entità in cui i moti del corpo trovano la loro espressione spirituale e i pensieri dell’anima il loro peso corporeo».

Questa entità si chiama fantasia, e fantasmi i suoi prodotti. In pratica, Sinesio era già nel vocabolario di Freud, per il quale la natura fantastica è nutrimento dell’anima, e senza fantasia l’intelletto è cieco e il sentimento delira.

A volte, mentre corro, la fantasia abbandona la coscienza in mezzo ai sensi; si diverte a vedere qualche gioco di lotta. E quando anche il senso della corsa si perde nella fatica, ecco apparire i limiti, le cose colte per lati, i profili e gli adombramenti dell’esistenza e del tempo che la scandisce. Solo la fantasia può oltrepassare questi istanti dove la coscienza, priva di immaginazione, è già esanime e sconfitta.

La fantasia, lungi dall’essere incoscienza, reclama di tornare dall’esilio in cui la ragione dell’Occidente l’ha confinata, e in cui l’ha lasciata la stessa psicoanalisi. Ciò che dobbiamo al gioco della fantasia è incalcolabile, perché «la fantasia è il debito inconfessato di ogni conoscenza».



1 commento:

Anonimo ha detto...

Post molto intenso...
E' un invito a meditare e a cercare noi stessi.
Chissà perchè... è "sgorgato" dal profondo il film "Il meraviglioso mondo di Amelie".
Dolcezza, forza, determinazione, felicità, purezza...sentimenti racchiusi e liberati in una Parigi d'altri tempi...

Che profumo!

M.S.