25 gennaio 2015

Hystory

Le religioni che hanno promesso la vita oltre la morte (il "colpo di genio", per dirla con Nietzsche) sono quelle che hanno superato la dimensione tragica dell'uomo e vinto la partita nella storia. Vinto contro i greci, ancora vivi dentro i libri. Vinto contro i pensatori, i ricercatori. Vinto contro tutti quelli che hanno acceso le luci del dubbio...

Perché la verità è quella greca. Di Tzipras? No, di Eraclito: l'uomo non è al vertice dell’ordine naturale, ma, al pari di tutti i viventi, appartiene alla natura, pensata come “sfondo immutabile, regolato dalla legge della necessità, che nessun uomo e nessun dio ha fatto”.

Gli antichi greci, pur avendo due nomi, ánthropos e anér, per dire “uomo”, non li utilizzavano quasi mai, preferendo i termini brotós all’epoca di Omero e thnetós all’epoca di Platone, che significano “mortale”. 

Gli antichi greci prendevano sul serio la morte e non si concedevano quelle che Eschilo chiama “cieche speranze (týphlàs elpídas)”. 

Ecco l’essenza tragica della cultura greca, secondo la quale l’uomo per vivere è costretto a costruire un senso, in vista della morte che è l’implosione di ogni senso.

"Il fatto che la vita non abbia alcun senso è una ragione di vivere, la sola, del resto" scriveva Emil Cioran, avvicinandosi pericolosamente all'orizzonte che tutto nasconde. Avvicinandomi pericolosamente.


2 commenti:

Lorenzo Pisani ha detto...

I sensi della vita sono 5: vista, gusto, olfatto, tatto e udito. Godiamocela.

marianorun ha detto...

Averci “visto giusto e fatto tutto con un dito”, giocando con la penna. O con un click, o col grilletto… Ciao Lorenzo!