27 gennaio 2015

Cake's horizon

L'orizzonte mi sorprende sempre. Nell'ultima corsetta sotto il sole c’era un chiaro arcocoseno. Fungeva da sipario, dalle Alpi alla mia ombra, scendendo dalla vetta del pigreco (in meno di uno sguardo) e precipitando sull’asfalto, col tramonto a quota zero…

Mi prefiggo una qualunque meta all’orizzonte. Ci arrivo. Poi ritorno. In soli 9 km. Basta ricordare il teorema di Pitagora per misurarne la distanza: d=√(h²+2rh), dove h = l’altezza dei miei occhi ed r = il raggio della terra. Visto che h è trascurabile rispetto ad r, d è quasi uguale alla radice quadrata di 2rh. 

Ecco dunque il mio orizzonte: è a 4,58 km esattamente (h=0,00165 ed r=6371, in km). Eppur è faticoso. Come sono lento. Credo di soffrire ancora più controcorrente. Se ci penso, l’arco della terra è un po’ più lungo della retta all’orizzonte, ma questo vale per lunghissime distanze, dove l’arcocoseno è più preciso del greco teorema del Metaponto. 

Il punto, nel frattempo, s’è allargato. L’orizzonte ha preso forma dentro un senso. Nella teglia di una torta, e nel palato…


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