18 giugno 2012

Nuvole d'isole

Scrivendo s’inciampa molto più spesso che parlando. Ma cadendo si sprigiona adrenalina che invita ad osservare fotogrammi di un mondo più vicino alla terra brulicante d’insetti dalle zampette lunghe, antenne e occhi speciali.

A faccia in su, tra le zolle marroni e gialle, osservo le nuvole di sole. Passare di smorfie e salutare.

Sono nuvole d’isole lontane, sono isole di nuvole lontane. E io sono naufrago tra di loro. Poi, lentamente, nel bianco e nell’azzurro di saliva caramella ritrovo la direzione di volo. La prenotazione di vita. Un faro, un molo. Un poro dove entrare nel sole, e bruciare.

E ripenso al “correlativo oggettivo” di Eugenio Montale, il concetto poetico di Thomas Eliot. Mi sento esperto senza averne mai sentito parlare. Leggo i testi di questi maestri e sento il rumore della catena di oggetti, sensazioni ed eventi che si trasformano in emozioni e sentimenti.

Ecco, ho trovato il nome (correlativi oggettivi) per gli “insetti” che calpesto tutti i giorni cadendo dalle parole, nell’errore. Sono cioè “metafore che si oggettivizzano”. Di più, che si “reificano” diventando oggetti concreti dei sensi. E poi estasi dei non sensi che la mente può plasmare nell’aria, o nella vita reale. Non stanno fermi, e come le nuvole, seguono le pressioni del cuore.

Dice Elliot: “Il poeta diventa totalizzante, allusivo, indiretto, si spinge a forzare il linguaggio, lo smembra se necessario, per incanalarne il significato”.

E guadarlo, aggiungo io.




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