19 gennaio 2012

Il solare

Di seguito un estratto dell'articolo "Quel bene comune chiamato sole" pubblicato su il manifesto di oggi. Il solare potrà diventare essenziale. E speriamo che lo diventi!

Il vantaggio competitivo tedesco nei confronti dell'economia italiana risiede in misura preponderante nel formidabile attivo della Germania negli scambi internazionali di merci e servizi, a differenza del passivo dell’Italia. In molti suggeriscono di risalire la china, riconvertendo il sistema economico e sociale del paese per disporre di merci esportabili, contenenti più innovazione di prodotto, oppure di produrne attraverso processi più efficienti.

Sommessamente suggeriamo un'altra via. Quella di imitare sul serio i tedeschi, ma nella loro transizione alle energie rinnovabili e al contemporaneo abbandono delle energie fossili, nucleare compreso. Questo percorso è quello che un autore, un vero e proprio scienziato-politico, Hermann Scheer, sociologo, ha descritto per intero nel suo ultimo libro, Imperativo energetico pubblicato alla fine del 2011 nei Kyoto Books delle Edizioni Ambiente. Il tema è riassunto nelle frasi che completano il titolo originale: «100% rinnovabile ora! Come realizzare la completa riconversione del nostro sistema energetico».

L'avvocato del verde Scheer, salutato come «avvocato del sole», «eroe verde», se ne è andato nell'ottobre del 2010. Il suo ruolo non è stato soltanto quello di pensare il futuro «rinnovabile» e di scrivere libri per spiegarlo e renderlo familiare ai tedeschi e agli altri, in Europa e nel mondo, ma anche quello di costruire una straordinaria opera di convinzione, attraverso associazioni come Eurosolar.

Scheer ha operato senza tregua nella sfera politica, utilizzando in parlamento, nel suo partito, l'Spd e anche nelle amministrazioni delle città e dei Länder, ogni spazio consentito. Alla ricerca di scelte concrete e di leggi per rendere il mondo «rinnovabile» pratico, vantaggioso e convincente. L'imperativo energetico va letto come un programma molto concreto per coloro che continueranno la sua opera e si dedicheranno alla riconversione energetica della società, o meglio alla rivoluzione sociale praticata attraverso il cambio di paradigma energetico.

L'energia di origine solare deve sostituire del tutto e al più presto quella oggi utilizzata che è quasi interamente di origine fossile. Per Scheer non vi sono mediazioni possibili, le lungaggini risultano intollerabili; non si può accettare compromessi, soluzioni pasticciate. Le grandi imprese tradizionali del gas, del petrolio, elettriche, atomo compreso, mostrano ormai per lo più un atteggiamento tollerante nei confronti delle energie rinnovabili. È falso. Fingere di fare spazio alle novità è una mossa che consente di mostrarsi alla moda, serve per dare una patina di eleganza a un mondo energetico ancora e sempre dominato dalle energie fossili.

Il solare e il fossile sono modelli del tutto alternativi, anche da un punto di vista economico. Non ci sono capitali sufficienti per entrambi, una vera politica di sviluppo per le rinnovabili implica che i fondi disponibili per l'energia siano tutti messi a disposizione di quel progetto, escludendo ogni scelta diversa. Non un altro soldo, non un altro metro quadro di territorio all'espansione dell'energia da petrolio, carbone, gas, nucleare. Le loro reti, i loro giganteschi impianti sono arrivati alla fine. Non si deve rivitalizzarli con nuovi capitali, con altro spazio, con riedizioni di concessioni amministrative.

Occorre finalmente calcolare l'economia dell'energia fossile, non trascurando i costi addossati nascostamente alle comunità. Solo così si potrà giudicare se i costi effettivi dell'energia tradizionale siano o meno più alti degli incentivi al solare. Attualmente i media proclamano che questi ultimi hanno costi esorbitanti sulle bollette, ma il più delle volte i conti provengono direttamente dagli uffici studi delle società elettriche e simili e quindi sono poco attendibili. Gli interessi vitali delle compagnie energetiche sono difesi senza equivoci.

Scheer non ha avuto modo di conoscere la scelta del governo tedesco di chiudere interamente il capitolo del nucleare, entro il 2022. Egli ne avrebbe di certo apprezzato l'indirizzo generale, pur criticando qualche compromesso di troppo.

L'energia che serve nasce da un mix di tutto quello che c'è, a partire dalla cultura, dalla conoscenza della storia e di chimica e fisica, e poi il sole, il vento, le scorie agricole, l'acqua; il risparmio ottenuto con i materiali progettati per i nuovi edifici e le nuove macchine, fatte in modo da consumare il meno possibile. Tutto questo e il denaro necessario per mandare avanti la ricerca di macchine, sistemi, materiali sempre più adatti a catturare la forza del sole saranno presto sufficienti a coprire tutte le esigenze energetiche dei viventi in una zona determinata.

Si apre il confronto fondamentale: c'è un'energia rinnovabile, solare, che è anche locale, cittadina, cresce sui tetti e lungo i muri, è controllabile da vicino, è sempre sostituibile, si può ripararla, è facile da cambiare e da migliorare, senza interrompere il servizio; non costa troppo, anzi diventa concorrenziale se la si lascia vivere e al tempo stesso non si facilita l'ipotesi energetica contraria: un bene comune, insomma, per il quale si devono costruire, giorno per giorno le condizioni. Un modello di società in cui tutte le persone sono «costrette» a discutere, a scegliere un modello di vita, a elaborare un progetto comune per raggiungerlo: a fare, un giorno dopo l'altro, la democrazia.
                                                                  (Guglielmo Ragozzino, il manifesto 18/01/2012) 

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