21 marzo 2016

Cardamomo

Questa sera si esce dal parco. Giù verso i labirinti di case popolari. Uomini grigi hanno reso disumana questa parte di terra. Vorremmo restituire la bellezza della natura e del tempo perduto. Ma ci perdiamo sui limiti, vaghiamo per i gradini e le rampe logorate. Sarà il profumo intenso di cucina che mi fa annusare come un cane tutta l'aria che respiro. Fino a quel pulviscolo di cardamomo e cannella che mi trasporta con il corpo e con la mente. Letterariamente.

Calvino scriveva per descrivere l’ignoto, l’indeterminato e il vago. E ricercava questi spazi osservando il molteplice, il formicolante e il pulviscolare intorno alle cose del mondo, osservando cioè l'infinito e l'illimitato. Leopardiano. Poi elaborava i suoi frammenti di cardamomo e in qualche meraviglioso modo li sparpagliava dentro romanzi geometrizzanti, rigorosamente strutturati.

Vorrei anch'io creare una mappa del labirinto, per riconciliare il limitato e l'infinito. Resa o sfida al labirinto, questo è il dilemma. Calvino opta per la sfida, ben conscio che non si possono dividere con un taglio netto i due atteggiamenti, perché “nella spinta di cercare la via d’uscita c’è sempre anche una parte d’amore per i labirinti in sé”. Io fatico, poi mi fermo e attendo un suono. Non decido, e mi arrendo al cardamomo.




P.S.: Italo Calvino nasceva a Cuba, nel 1923. Oggi Obama fa nascere a Cuba (all'anagrafe della storia) una nuova spezia americana che io chiamerei "cubama", dimenticando ogni forma di castrazione della fantasia e della libertà di origine castrista.

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