Domenica 9 marzo 2014, sul Lago Maggiore, lo stato maggiore della
Podistica Torino ha dato, come sempre, il meglio di sé.
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(Giancarlo il Presidente) |
Tre pullman, per oltre centocinquanta iscritti della Podistica. Alle 7:15 si parte da Torino. Alle 9:15 si arriva a Verbania. Proprio di fronte alla Villa Giulia, dove si ritira la sacca per gli indumenti personali ed il pettorale. Senza code né attese, grazie al magistrale lavoro della Squadra che ha curato la distribuzione per i propri iscritti, addirittura per gruppi di cognomi.
Poi ci si cambia a gruppetti, nel soleggiato tepore mattutino
che riscalda il praticello di questa maestosa Villa Comunale (un tempo Kursaal,
Casa di Ritrovo del Forestiero, e ora sede del Centro Ricerca Arte Attuale). In
pochi sanno che qui si digeriva, di fronte al lago, nelle fresche estati
festaiole, a suon di Fernet. Perché in origine, la Villa era la casa di
Bernardino Branca, l'inventore dell'Amaro famoso (il Fernet Branca), voluta da
lui intorno al 1850 (Giulia ne era la nuora).
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(Villa Giulia) |
Gli attimi prima della partenza sono puntine da disegno di
stati emotivi. Si tengono in una mano o si innestano sul pettorale. Si
controllano le puntine degli altri sorridendo a denti stretti, anche per qualche brivido di freddo. Qualcuno sembra non provare emozioni, ma è solo una maschera.
Dietro la pelle, il sangue ribelle irrora tumultuoso ogni forma di pensiero. Si è soli con il proprio destriero...
Dietro la pelle, il sangue ribelle irrora tumultuoso ogni forma di pensiero. Si è soli con il proprio destriero...
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(Oltrepassare il Lago) |
Parto vicino al triatleta Callegari, pettorale 203. La sua
struttura è quasi perfetta. Lo tengo a vista, per i primi cinque o sei
chilometri, ma pian piano si allontana e si dilegua. Mi ritrovo in mezzo a successivi
gruppi colorati. Il tempo si richiude sulla propria isotropia quando al
quindicesimo chilometro, nel bel mezzo della strada che porta al traguardo i
primi kenyani, all'ora esatta che scocca solenne e agli applausi amplificati dal
tripudio e dalle casse di grandi altoparlanti, vedo il Pimpe. E lo saluto, mentre lui ride e ricambia girandosi nella mia direzione, quella opposta al
traguardo.
Perché la bellezza di questa mezza maratona è la striscia di 3+3 chilometri di strada che si percorre in direzioni opposte, sulla stessa carreggiata, prima di arrivare al traguardo. Così si vedono quelli che stanno arrivando alla propria sinistra (due o tre metri) e che hanno già corso fino a 6 chilometri in più, a scalare... Stratagemma per la psiche e scenografia di interminabili saluti, sorrisi e smorfie frontali di cui nutrirsi per interminabili minuti...
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(Lo sprint finale) |

Alla fine arrivo anch'io! Supero un altro triatleta. Sono 169 esimo su 2027 concludenti. Fierissimo del mio personale, alla terza mezza maratona ufficiale della carriera podistica: 1:26:55. Tre minuti sotto il tempo del precedente dello scorso anno (già cinque minuti in meno della prima).
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(E' andata, Raffaele) |
inizio a riconoscere: Stefano che arriva con me in volata, Gabriele che ha ceduto negli ultimi tre chilometri un paio di minuti, Salvatore che lavora nello stesso mio palazzo, Andrea, Roberta, Barbara, Giancarlo che è il presidente, Vincenzo che ha il Caminito Cafè, Alberto che si prepara al prossimo ultratrail, Fernando che deve sistemare il suo calcagno... quelli che ricordo.
Ci si rifocilla e si finisce sopra una tovaglia. E poi, non è questo il vero traguardo? La vera medaglia?
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(Gli Amici della Certosa, tra cui Marco e Silvia) |
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(Diego, Silvia, Gianni, Raffaele, Marco, Ennio ed io) |
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(Gira e rigira...) |
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(L'imbarco per l'Isola Bella) |
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(Pronti a rientrare) |