10 maggio 2012

L'illuminazione

Le certezze esistono ancora nella vita. Per esempio l'Enel, e i suoi contatori d'energia. La luce è Zen allo stato puro. Il buio è Zen dello Stato, pure... 

Speriamo che veda la luce il Decreto per la compensazione tra tasse e crediti, in modo che un'Impresa non debba fare un mutuo per pagare le tasse (che lo Stato vuole subito), quando ha dei crediti magari superiori (che lo Stato si dimentica di restituire)... 

E' questione di buon senso: quello sì che dovrebbe essere eZENntasse...

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9 maggio 2012

Il Tunnel

Non arrediamo il nostro tunnel. Percorriamolo senza sosta. Su e giù, se necessario. In ginocchio, con la febbre, senza orario…

Una strada senza uscita vista dall’altra parte è un’uscita di strada. Un nuovo giorno? Una fuga? Uno scontro?



Aneddoto Zen



C'era una volta uno scalpellino. Viveva in una terra nella quale il massimo privilegio era il potere. Riflettendo sulla sua vita, stabilì che era insoddisfatto della propria condizione esistenziale e decise di diventare l'uomo più potente del suo paese.

Un giorno passò davanti alla casa di un ricco mercante. Attraverso il cancello aperto vide arredi finissimi e visitatori importanti. "Quanto deve essere potente quel mercante!" pensò lo scalpellino. "Vorrei essere al suo posto". Con sua grande sorpresa si trasformò immediatamente nel mercante: aveva più lussi e più potere di quanto avesse mai immaginato, ma era invidiato e detestato da chi stava peggio di lui.
Di lì a qualche giorno gli passò davanti un alto funzionario in portantina, scortato da un drappello di soldati che suonavano il gong. Tutti dovevano inchinarsi davanti a lui, indipendentemente dalla loro ricchezza. "Quanto deve essere potente quel funzionario" pensò il mercante. "Vorrei essere un alto funzionario!". E si trasformò nell'alto ufficiale, trasportato dappertutto in portantina, temuto e odiato da tutti.

Era una torrida giornata estiva, per cui il funzionario si sentiva estremamente a disagio in quell'appiccicosa portantina. Alzò lo sguardo verso il sole, che splendeva orgogliosamente nel cielo, incurante della sua presenza. "Quanto è potente il sole!" pensò. "Vorrei essere il sole!". Si trasformò così nel sole che splendeva impietosamente su tutti, prosciugando i campi, maledetto dagli agricoltori e dai braccianti.

Ma un'enorme nuvola nera si piazzò tra il sole e la terra, per cui la sua luce non poteva più brillare su tutto. "Quanto deve essere potente quella nube temporalesca!" pensò. "Vorrei essere una nuvola!". Allora si tramutò nella nuvola che scaricava acqua sui campi e sui villaggi, tra le invettive di tutti.

Ma scoprì improvvisamente di essere spinto via da una grande forza, e si rese conto che si trattava del vento. "Quanto è potente!" pensò. "Vorrei essere il vento!". Allora si tramutò nel vento che strappava le tegole dai tetti delle case e sradicava gli alberi, temuto e odiato da tutti gli esseri viventi.

Ma dopo un po' andò a sbattere contro una cosa che non si spostava nonostante la forza con cui si abbatteva su di essa: un'enorme e altissima roccia. "Quanto è potente quella roccia!" pensò. "Vorrei essere una roccia!". Fu così che si trasformò in quella roccia, più potente di qualunque altra cosa esistente sulla terra.

Ma mentre si trovava là, udì il suono di un martello che picchiava uno scalpello nella superficie esterna, e si sentì trasformato. "Che cosa potrebbe esserci di più potente di una roccia?" si domandò. Guardò in basso e vide sotto di sé, lontanissima, la figura di uno scalpellino.

8 maggio 2012

La Vita (per adolescenti)



Io non sono cattiva; è che mi disegnano così.
I'm not bad. I'm just drawn that way.


Chi ha incastrato Roger Rabbit? (Jessica Rabbit)

6 maggio 2012

L'Atletica

06/05/2012 - Corsa La Loggia

Post e commenti nella cartella:
->  2012 - Archivio Gare con Atletica La Certosa


5 maggio 2012

Il buon senso

“La chiusura dell'ultimo reattore nucleare in Giappone e' una buona notizia per i giapponesi, vittima di numerosi incidenti e del disastro di Fukushima, e per il mondo che del nucleare non ha bisogno'', dichiara il WWF Italia. 

Da oggi il Giappone sarà provvisoriamente senza energia nucleare. Le autorità nipponiche hanno infatti deciso di interrompere per manutenzione l'attività dell'ultimo reattore in funzione, quello dell'impianto di Tomari, nella regione di Hokkaido (nord), sui 50 presenti sul territorio. 

Gli agenti della centrale spegneranno il reattore questa sera. Il lavoro di manutenzione dovrebbe durare circa 70 giorni, al termine dei quali l'operatore dovrebbe far ripartire l'impianto. Ma questa ipotesi resta molto incerta. Per il momento nessuno dei reattori fermati per gli stress test, dopo il disastro alla centrale di Fukushima è stato riattivato. 

Nelle settimane scorse, il premier giapponese, Yoshihiko Noda, ha dichiarato che autorizzerà la riapertura delle centrali nucleari solo dopo l'approvazione da parte delle comunità locali che ospitano gli impianti. 

Evviva! 

Ma "in Italia, proprio in questi giorni è ripartita - sottolinea il WWF - la campagna dei nuclearisti che, a poco meno di un anno dal secondo plebiscitario responso popolare contro il nucleare, chiedono la revisione del referendum'' ed ''è grave il fatto che a guidare questa nuova mobilitazione degli interessi che si muovono a favore del nucleare, in barba alla ormai dimostrata pericolosità ed anti-economicità di tale tecnologia, sia ancora una volta colui che era stato individuato come presidente dell'autorità di garanzia, il professor Veronesi''. Mi dispiace dirlo, ma troppo spesso l’età non insegna il buon senso!


Il Salone

Nei prossimi giorni (dal 10 al 14 maggio) ci sarà il 25° Salone del Libro di Torino.

Ricordo le prime edizioni. Ne rimasi affascinato. Ancora adesso sento l’odore della colla, della carta, di nuova linfa che entrava nei polmoni e scriveva pagine di sospiri. Non mancavano le esclamazioni di sconfinata ammirazione. La bellezza e lo spazio pieno di parole messe una sopra l’altra scaldavano l’umanità, e la mia generazione. 

Oggi su “La Stampa-Tuttolibri” trovo l’inserto che ogni anno richiama al Salone, e la riflessione di Gianni Riotta voglio proprio ritagliarla… 

Nel 1962 il quotidiano americano Seattle Times chiese ai lettori che futuro avrebbero avuto i libri nel XXI secolo, cioè ai nostri giorni. Con Kennedy alla Casa Bianca, i Beatles al primo 45 giri «Love me do» e Amintore Fanfani al quarto governo, il nostro presente era futuro remoto e la signora Ross disse «I libri saranno venduti ovunque, anche dal benzinaio» e fece centro. Il signor Clark azzardò «Leggeremo microfilm per mancanza di spazio, guardando i libri su visori speciali in casa, con immagini e suoni…». Ci fu anche chi intravide internet via televisione… 
Non mancano gli errori blu: «La corsa allo spazio dominerà i libri del XXI secolo», ma a rileggere il Seattle Times, impaginato nel vecchio piombo tipografico, colpisce la fantasia dei lettori 1962. Nessuna acrimonia per la fine della carta, nessuna Apocalisse culturale, grandi attese. 
Cosa direbbero gli amici di allora guardando un iPad, un e-book, un Kindle, un Nook, un tablet, scaricando il Pdf di una remota biblioteca via Google Books, acquistando un paperback islandese via Amazon? I loro più arditi sogni superati da una magica rivoluzione tecnologica, così radicale da mutare non solo l'industria del sapere, l'editoria, ma anche scuola, società, mass media, scrittura e narrativa. 
La rivoluzione digitale ci deve far riflettere sulla cultura, prima che sulla tecnologia. Siamo invece affascinati dal “retina display”, che permetterebbe ai prodotti Apple di offrire la massima perfezione d'immagine percepibile dal nostro occhio e non vediamo che la novità profonda tocca i contenuti, non le tecniche. È come se i contemporanei di Gutenberg avessero passato il tempo ad ammirare il suo torchio a caratteri mobili, invece di capire che solo la traduzione della Bibbia in Volgare apre la modernità. 
Noi, prima generazione digitale, stentiamo a creare nuovi contenuti e, dai siti dei quotidiani agli e-books, travasiamo testi tradizionali in formato elettronico, restando frustrati se il pubblico anticipa il futuro con la libera fantasia dei lettori Seattle Times 1962. Quando sul social media Pinterest nascono «board», lavagne elettroniche che sono affreschi di memoria e immagini. Quando Twitter, nato per messaggini tra amici, collega i link di qualità giornalistica del pianeta, facendovi seguire in diretta la battaglia di Kabul, tweet dopo tweet. 
Ma quando Iliade ed Odissea non vennero più cantate ma trasmesse con la scrittura inventata dapprima a Micene, non pochi si saranno lagnati della perdita di calore ai banchetti. E quando la pergamena contese il campo al papiro - i rotoli del Mar Morto usano entrambi i supporti, dopo una crisi delle esportazioni da Alessandria - la vecchia guardia avrà mugugnato, nell'equivalente a Qumran di un elzeviro di Terza Pagina, «La civiltà è perduta!». 
Il web non cancellerà l'informazione seria, gli e-book non oscureranno Lao Tzu, Dante e Shakespeare. I lettori su Kindle, Nook e iPad leggono anche molti più libri di carta della media… 
Nella più bella e meno letta delle Lezioni americane, «Molteplicità», Calvino conclude che il romanzo e la conoscenza sono «una rete», anticipando di dieci anni il web. La sfida non è contrastare la rete, ma navigarla con raziocinio. Dite che Wikipedia ha inventato l'autore collettivo? Macché, già Bibbia, Odissea, Mahabharata, fiabe e ciclo di Re Artù avevano un autore collettivo. 
Il digitale ci riporta alle radici del sapere, non le sradica: Calvino lo capì per primo e a questo Salone sarebbe felice per le sue profezie avverate. Quanto ai predicatori di sventura digitale non ascoltiamoli troppo: nel 1894 il Times di Londra previde che entro il 1950 la città sarebbe stata sepolta da tre metri di sterco di cavallo. Non calcolava l'auto, perché chi guarda al futuro come un nuovo presente sbaglia. Sempre ;).

4 maggio 2012

Il tesoro

Il cervello delle persone timide percepisce il mondo esterno in modo diverso rispetto a quanto accade per i soggetti estroversi. E si attiva per una lavorazione più profonda degli input. Lo hanno rivelato i ricercatori della Stony Brook University di New York, dell'Università del Sud Est e dell'Accademia Cinese delle Scienze, indagando i meccanismi che regolano l'introversione.

"Sensibilità per la Percezione Sensoriale - SPS": è questo il tratto della personalità che porta il 5-6% della popolazione mondiale a comportarsi in modo inibito o addirittura nevrotico. Chi nasce con questa predisposizione risulta più sensibile della media agli input del mondo esterno e necessita di maggior tempo per prendere decisioni e riflettere.

I soggetti "altamente sensibili" sono più coscienziosi, si annoiano facilmente con le chiacchiere inutili e manifestano queste caratteristiche fin da piccoli. Le persone timide vivono le proprie esperienze con più intensità, pagando il prezzo di un’intolleranza genetica a rumore, dolore e caffeina, ovvero a tutto ciò che potenzialmente può minare l'equilibrio del sistema nervoso.

La timidezza si riscontra non solo nell’uomo, ma in oltre 100 specie animali diverse, dai moscerini della frutta ai primati. I biologi hanno iniziato a valutare l'ipotesi che nella stessa specie vi siano 2 personalità vincenti: il sensibile, che rappresenta una minoranza e sceglie di riflettere più a lungo prima di agire, e quello capace di spingersi oltre ogni limite. La strategia della persona timida non è vantaggiosa quando le risorse sono abbondanti o c'è bisogno di azioni veloci e aggressive, ma è utile nelle situazioni di pericolo, quando è più difficile scegliere fra due opportunità ed è necessario un approccio particolarmente cauto e intelligente.

"Considerare l'introversione come un limite è un errore madornale", precisa lo psichiatra psicanalista Luigi Anepeta, presidente della Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi (LIDI) ed autore del libro "Timido, docile, ardente. Manuale per capire ed accettare valori e limiti dell'introversione (propria o altrui)".

Il 60% dei personaggi più geniali di tutti i tempi, infatti, da Nietzsche a Marx, erano degli introversi e questa condizione, un modo di essere come un altro, arricchisce moltissimo. Ma purtroppo il mondo moderno ha deciso di esaltare l'estroversione ed emarginare il diverso. E questo è un errore sociale. 
Ma i sensibili sapranno proteggere i loro forzieri. E alla fine li apriranno solo per sè, o per un altro tesoro incontrato. 


Quello che ci manca...

2 maggio 2012

Le trattenute

Questa sera ho indossato il mio secondo nome (Michele), pantaloncini e maglietta Kalenji (aerodinamici e aderenti) solo per volare con la squadriglia degli arcangeli Gabriele e Raffaele, già pronti sulle rotte grugliaschesi dei “mercati generali”.

Il sole quasi all’orizzonte invitava a ricordare le gesta di Icaro. E così da terra ci siam sollevati, come pulci con le ali…

Quattro serie di “ripetute” da 2000 metri con recupero “lento” di 4 minuti, il nostro piano di volo… Ripetute ben dosate per me e Raffaele (il più veloce). Più che altro trattenute per Gabriele, affaticato, incavolato e sottotono, ma caparbiamente portate a compimento.

Una cosa è certa: al "bar Rizzo" hanno insegnato a trattenere le lacrime e a stringere i denti... anche agli angeli ripetenti!



1 maggio 2012

Il paracadute

Ad alta quota il mio tempo dura. E’ ghiaccio, tra aria pura, salito dal mare. E ogni cosa ha congelato, il rumore, le parole, il senso stesso del volare. 

Tra cirri accumulati sotto il paradiso, d’improvviso, un sorriso. Pare un raggio di sole che acceca, fa cadere. Senza paracadute, allargo le braccia, vorrei precipitare…


30 aprile 2012

L'ora d'aria

E’ la mia ora d’aria. Presto sarà una cosa seria. Una voce dal cielo accarezza già le nuvole che sopra tutto vogliono coprire la distanza tra l’infinito parlare e questa goccia d’acqua libera di cadere.

Posso uscire, ma devo ritornare. Posso fare tanta strada verso i monti, o verso il mare. Vorrei essere libero di partecipare. E’ corsa? E’ vita? E’ amore?...


29 aprile 2012

28 aprile 2012

La felicità

So che agli uomini accade d’essere felici. La felicità è dunque di questo mondo; non ci vuole molto per farsene un’idea, basta semplicemente esser stati felici. 
Poco importa che la condizione di felicità sia breve o lunga: quel che conta è che la felicità, una volta vissuta, non si può dimenticare.
Nulla perisce definitivamente, perché il tempo non è in grado di abolire l’esperienza. La coscienza consolida il fluire del vissuto, stratifica e trattiene quel che trapassa: è il passato che si immobilizza. E ogni uomo è radicato nel suo passato... mai definitivamente perduto. 

E la felicità può esser perduta come condizione di vita, ma non può esser cancellata mai.
Dalla felicità si è rapiti: giunge inattesa e altrettanto inattesa svanisce. E per questo appare immotivata come il dolore. Ma il dolore inchioda, stringe e costringe. La felicità lambisce, balena e sparisce. Il dolore è più presente della felicità, ma di certo è ad essa conseguente. 
Proust aveva ragione quando scriveva: “se non fossimo stati felici, non foss’altro grazie alla speranza, le sventure sarebbero prive di crudeltà, e per conseguenza infruttuose”. 
Fedele alla felicità è solo chi è stato felice.
Ma la felicità possiede la natura dell’attimo, e nell’attimo in cui la si possiede se ne è posseduti. 

Un’esperienza che si trasforma in meta. Una meta, o una questione di fortuna?


26 aprile 2012

Il mio Zen

A casa, sul sofà:


Al lavoro, magistralmente:

 In vacanza, illuminazione assente:

25 aprile 2012

La Resistenza

Questa mattina mi sono liberato presto, intorno alle 9 e mezza. Mi attendeva una splendida resistenza di gruppo, tra un lungo e una serie di dieci ripetute sparate su 400 metri del parco della Certosa, dove si allenano i forti della nostra Atletica. Arrivo con Gabriele, Gianni e Raffaele. Siamo una squadra di partigiani al trotto, un gruppo armato dalla speranza di liberarci di ogni spirito antidemocratico, che serpeggia ancora, e ruba di tasca in tasca. Siamo degli illusi. Pensare di poter correre a 3:30” per tutte e dieci le tratte, recuperando solo un minuto, è come rifugiarsi in alta montagna e trascorrere la notte ad occhi aperti, allerta fascisti… E’ pura fatica compressa che necessita di energia, e di un ideale profondo. Ma sono digiuno e non ho munizioni.  La mente si incammina, la compagnia si stringe nello sforzo e più o meno sputiamo tutti sudore, rabbia e cuore… Corriamo alternandoci alla testa, per tirare ogni volata. E’ questa la nostra Liberazione. Resistiamo fino alla fine, e tanto basta a salutare, con lo sport, il bene che riunisce le forze, i ricordi, le speranze…

24 aprile 2012

L'arcobaleno

Dopo il sole ed il vento, la pioggia mi ha accompagnato nel rientro serale. 

L'idea di una corsetta si è lentamente avviata a metamorfosi. Ha messo le ali al bruco e in un battito cardiaco ha raggiunto la corsia di sorpasso... Lì si è impegnata a fondo a salutare con la mano chi sorpreso dall'acqua s'impennava, come chicco di mais riscaldato dal torrido ansimare...

L'idea si è poi sollevata nel cielo e inarcato i colori più profondi. Lontano, un arcobaleno mi ha chiamato a sè e spalancato lo sguardo sul futuro...

Da casa mia:

Accidenti


Non è questione di politici, ma di sprechi...

22 aprile 2012

Minitrail

Oggi sono tutti in città. E tutti di corsa, a Torino.


Si corre di resistenza la “Tuttadritta” Fidal (10 km) e si corre “A passo di Resistenza” la competitiva Uisp (9 km). Entrambe festose, entrambe imperdibili… 

Testa o croce? Come spesso accade, la mia moneta truccata non s'adagia né sulla tessera Fidal né su quella Uisp; rimane indecisa sul fianco rotolando sui gradini per indicarmi la via: la montagna, o giù di lì… 

La direzione presa è là, in Val Ceronda, giallo-bruna e secca, ma vicina e soleggiata, e dall’aria non competitiva… 

Si parte da Givoletto, o poco più sù. L’itinerario è quello indicato nella cartina allegata. Si lascia l'auto nei pressi di Monte Castello, a quota 550 metri e si procede in costante salita su sentiero ben tracciato (da imboccare prima di una pista da cross, sulla destra) - per tre chilometri - fino alla punta Fournà, a quota 1130 metri; poi alla cappella della Madonna della Neve, a quota 1211 e infine al Monte Lera, a quota 1370 metri, per il quarto-quinto chilometro dalla base. Il ritorno è su un sentiero che si innesta a quota 1084 metri, più ripido per circa due chilometri, fino a raggiungere un tratto di strada sterrata per gli ultimi due chilometri. 

La vegetazione è sempre bassa e ricca e si può allungare lo sguardo sull'orizzonte. Tre imponenti tralicci della Linea T316 di Terna svettano sul crinale a quota 1000 metri circa, lasciando tracce di fastidiose invadenze dell’Era moderna. Si passeggia in mezzo a resti carbonizzati di incendi passati che tuttavia esaltano i colori di alcuni fiori lilla e blu, e il bianco di betulle che si raggruppa in macchie di tronchi lisci e ondeggianti. 

L’andata è su un crinale dove lo spettacolo è assicurato: tigli e classici boschi rocciosi fino alla cappella della Madonna della Neve, edificata nel 1855, microscopico punto di ristoro per la spiritualità di uomini e ungulati. Il ritorno è meno avvincente e più insidioso per la pendenza. 

La zona è stata dichiarata riserva floristica integrale. I più attenti potrebbero incontrare l'Euphorbia Gibelliana (che qui sembra più robusta e callosa) e il giglio di san Giovanni. Io non sono stato molto attento, però… 

La cosa migliore è tuttavia la visione generale e panoramica della pianura sottostante, fino alla frontale Superga, a qualche decina di chilometri, e al Musinè sulla destra. Spicca anche il Monviso, molto più lontano, imponente e ancora molto bianco… 

Certo occorreva andare di corsa, provare un minitrail, ma la ragione ha preso il sopravvento, per nostra fortuna... e ci ha regalato l'essenza del tempo, il vissuto e la memoria di tanto...

In vetta, con l'amico Federico:

A metà strada, io:

A metà strada, Fede:

La mappa:




18 aprile 2012

La resilienza



La resistenza psicologica o resilienza è un tema affrontato nell’ultimo libro di Pietro Trabucchi, eccezionale uomo e atleta, ora psicologo delle squadre nazionali di ultramaratona (24h, 100 km ed ultratrail).
“Privata di questa capacità che consente di non indietreggiare di fronte alle difficoltà, di non perdere la speranza, di apprendere dalle catastrofi, di rialzarsi dopo le sconfitte, la nostra specie non sarebbe sopravvissuta. Negli esseri umani la risposta allo stress e alle difficoltà non si realizza solo sotto forma di cambiamenti ormonali e di realizzazione di risposte comportamentali prefissate (come negli animali), ma è soprattutto cognitiva. Sta nella capacità di guardare alla realtà in modo diverso, di vedere vie d’uscita dove non ce ne sono, di sperare che giungano eventi che ancora non hanno preso luce.
Il mondo dello sport estremizza la necessità di resilienza. Dimostra con i fatti che la resilienza può essere appresa e migliorata. Ecco ciò che rende lo sport interessante per tutta la vita: il fisico, anche se allenato, declina, ma la forza mentale può continuare a crescere sino all’ultimo…”
“Perseverare è umano” è il titolo.


Al link: http://www.pietrotrabucchi.it si può leggere il primo capitolo.

Lo sportivo...

Chi corre è un vero sportivo. Chi corre è un vero... Chi corre... Chi...
Un vero amatore, in linguistica un nome d'agente: (ama)t-ore, o un agente segreto, che s'impadronisce del corpo e lo spinge ad infiltrarsi nel traffico metropolitano o nelle serre fiorite con gli auricolari nascosti. E captare, filtrare ogni sorta di porcherie annidate nelle conversazioni, nei ritmi delle conversioni di musica in energia e viceversa, nelle pozzanghere oleose della fatica. Fatica di capire in che mondo si è finiti, fottuti dai salti mortali dell'a-politica, associativa, apocalittica via di fuga...


  

16 aprile 2012

Vuoto per pieno

« Ci sono giornate che sono filosofie, che ci suggeriscono interpretazioni della vita, che sono appunti a margine, pieni di altra critica, nel libro del nostro destino universale. Questa è una di quelle giornate, lo sento. Ho l'assurda impressione che con i miei occhi pesanti e col mio cervello assente si stiano tracciando, come con un lapis insensato, le lettere del commento profondo e inutile. »

Fernando Pessoa


10 aprile 2012

Mafalda

Non dico arrivare a scoprire la meccanica celeste della burocrazia o della giustizia o del bilancio pubblico, ma almeno arrivare a chiedersi cosa sia il finanziamento dei partiti o il partitismo delle finanze…

Ma ripensare la politica partendo dall’aritmetica non è facile: le divisioni sono operazioni difficili. Meglio le addizionali. E le moltiplicazioni di parlamentari e sottosegretari… Alle sottrazioni ci pensano tutti, leghisti compresi.  

Il risparmio di pensiero pubblico è uno spreco enorme di risorsa umana (e di intelligenza).


6 aprile 2012

La Pasqua

... di risurrezione dell'Art. 18

C’è chi aspetta ancora, alle frontiere distrettuali, i profughi del Lavoro… E’ un viaggio anche quello! Un viaggio verso Italia…

2 aprile 2012

Il Cavallo bianco

E’ morto il «Caballo blanco». Dopo quattro giorni di ricerche lo hanno trovato in un'area remota del Gila National Park, New Mexico, dove era andato per una delle sue lunghe maratone.

Il «Caballo blanco» era Micah True, 60 anni, un ultra-runner. Un gran corridore capace di macinare chilometri in terre selvagge, magnifiche ed aspre.
Qualcosa di imprevedibile ha spezzato la sua maratona: probabilmente un malore, visto che non vi sarebbero segni di trauma.
True era partito in maglietta, calzoncini, scarpe da ginnastica e borraccia. Abbigliamento buono con il sole, ma decisamente leggero per la notte glaciale. E domenica mattina una delle tante squadre di soccorso ha rinvenuto il cadavere nei pressi del Woody's Corral.

L’uomo chiamato cavallo non era certo un tipo comune. Era diventato il «Caballo blanco» dopo un incontro con i Tarahumara, tribù abbarbicata sulla Sierra Madre messicana. Originario del Colorado, appassionato di corsa in terreni «ostili», True aveva conosciuto anni fa gli indios, rimanendone colpito dallo stile di vita spartano: lunghe corse, rinunce e lotte per la sopravvivenza in un territorio poco generoso.

Aveva imparato la lingua pre-azteca dei Tarahumara, si era abituato a nutrirsi di cibo semplice (come il mais tostato mescolato a erbe), aveva accresciuto la sua capacità di resistenza alla fatica. Ed aveva anche fatto propria la cultura del «korima»: se hai bisogno di qualcosa, conta sull’aiuto degli altri. L’acqua da bere, una ciotola con qualcosa da mangiare, un tetto per proteggersi, tutto deve venire dall’offerta - volontaria - di un amico o di chi incontri sul tuo cammino. La storia di Micah, affascinante e sincera come gli indios, non poteva restare un segreto della Sierra Madre. E infatti si era tramutata nel soggetto di un libro di grande successo, «Born to run», scritto nel 2009 da Christopher McDougall.

Il corridore si era trasformato in guida part time per condurre appassionati in escursioni lungo il Copper Canyon e in altre zone remote. Lavoro alternato a gare come l’Ultra Marathon e sfide toste in Colorado.

«Ho visto la bellezza dall’alto, dal basso e attorno a me», era la sintesi perfetta di Micah per le sue avventure. Un'emozione rapita dall'ultimo respiro...  


Le bollette

Al via da oggi i rincari sulle bollette di luce e gas che incideranno sulle tasche dei cittadini con un aumento superiore al 5 per cento, che potrebbe ulteriormente crescere nei prossimi mesi. A partire da questi aumenti è in corso in questi giorni un dibattito tra il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera e il Ministro dell'Ambiente Corrado Clini sugli incentivi alle rinnovabili.

Il ministro Passera, considerando gli incentivi come i responsabili del caro bollette, ha annunciato i tagli con l'arrivo dei nuovi decreti ministeriali. Il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha invece confermato la necessità di mantenere gli incentivi, sottolineando che "fermando le rinnovabili, rischiamo l'autogol e non tagliamo i prezzi; meglio tagliare gli aiuti al nucleare e alle acciaierie”.

Concordo con Clini: "mettere in contrapposizione la riduzione della bolletta energetica e il sostegno alle fonti rinnovabili" è "un errore strategico" perché rischieremmo di uscire dal settore delle rinnovabili mortificando la capacità innovativa del Paese, penalizzando l'industria nazionale, aumentando la disoccupazione: sarebbe come abbandonare la telefonia negli anni Ottanta, prima del boom".

La revisione degli incentivi deve però assicurare anche il futuro del fotovoltaico e degli investimenti nell'energia solare, uno dei settori di punta dell'innovazione tecnologica a livello globale, che dovrebbe portare nel giro di pochi anni ad un aumento dell'efficienza dei moduli dal 10-12% di oggi al 25%.

"Più aumenta la quota di rinnovabili nel nostro portafoglio energetico - ha continuato il Ministro Clini - più diminuisce la necessità di importazione, in particolare di petrolio e di gas naturale. C'è una certa rigidità del sistema italiano: probabilmente la produzione di elettricità dalle nostre centrali è in eccesso ed è vincolata alle forniture che sono forniture di lungo periodo, per cui paradossalmente siamo costretti a tenere alto il livello di importazione, anche se non ne avremmo più bisogno”.

Gli italiani pagano la dipendenza dai combustibili fossili e le troppe centrali termoelettriche a mezzo servizio. In pratica, il costo della maggior parte dei nostri consumi è ancora determinato dal prezzo del petrolio sulla piazza di Londra, un prezzo da lungo tempo impazzito. Le rinnovabili pesano sulla bolletta degli italiani per quote proporzionalmente modestissime.

E' stupefacente che tutta l'attenzione si concentri su quel 10% della bolletta elettrica legato agli incentivi alle rinnovabili, mentre nulla si dice sul restante 90% che riguarda il costo dell'acquisto di petrolio e carbone, i miliardari guadagni delle imprese, i sussidi al nucleare e ad altre voci assurde, oltre alle tasse.

E’ evidente che la regia di questa operazione è nelle mani e nella testa di chi ha interesse a difendere la produzione termoelettrica convenzionale, e a fermare il nuovo che avanza.

Ma questo è lo stile libero italiano…

30 marzo 2012

Le montagne

Questa mattina ho guardato le montagne. Poi la strada da percorrere e di nuovo le nevi, nello smarrimento solare, accecante. Sopra le campagne,  il duende, “el diablillo de la creadividad”, esiste e resiste nelle anime pendolari. Fa cantare senza voce, salire senza fiato. Mi fa angelo, tremendo come ogni angelo di Rilke, per volare nella bellezza, nell’altezza. Tra lo spirito delle terre alte, le semplici pietre, le piante. Gli animali, i montanari, i girasoli.

Le montagne sono là, ne abbiamo bisogno come di Mozart, Van Gogh o Michelangelo. Regno del freddo e della lentezza, del caldo e della velocità. Luci e ombre, armonie di opposti come vorremmo fosse la vita, l’universo. La ruota dello ying e dello yang ne risale le pendenze: il bianco e il nero si abbracciano nel passo. Un puntino nero all’interno del bianco e un puntino bianco nel nero, dall’alto dell’aquila che scruta. L’acqua e il fuoco, sole e luna salutano, inseguono. Perché non c’è piacere senza sofferenza e sofferenza senza piacere, in montagna. A mare…

Perché la prima montagna delle Alpi è a fil di mare (racconta Paolo Rumiz), poco a sud di Fiume. Si chiama Risnjak, “Monte delle Linci”. Lassù cominciano le Alpi, in un posto di nome Vrata, lo stesso termine che i dalmati usano per indicare gli stretti fra le isole e che in slavo significa “porta”. Sul valico come sul ponte di una barca: il vento gonfia le vele… e sotto, il mare.

Dall’altro versante dell’arco alpino, il rossastro massiccio dell’Argentera- Mercantour, primo grande castello di roccia tra le Alpi. Qui si scorge un altro mare, il Ligure-Tirreno. Quasi lo sfiora un’altra altura, che dà inizio alla “corsa” delle Alpi: è lo sperone su cui sorge il Trofeo di Augusto, alla Turbie, a due passi da Ventimiglia, quasi a picco sul principato di Monaco.

La montagna, come la parola, è una zattera nel mare del caos. E’ l’avventura di Barry Lindon, sintetizzata nell’ultimo fermo-immagine di Kubrick: il protagonista sale in carrozza, con le stampelle e una gamba sola, mentre un servo si precipita a sostenerlo. Ha sbagliato, ha sofferto, è mutilato. Ma è ancora vivo. Chi rifiuta le sfide e la natura, le fatiche e i sogni di una vita…  cancellerà il suo paesaggio interiore, le sue montagne. E le sorgenti, le nuvole, i venti, le cime e gli abissi della propria anima…

28 marzo 2012

Le catene

Non so quanti Marx o Engels si aggirino per la Rete. Di sicuro sono moltissimi. Ma lo spazio “infinito” li disperde a meno che non si “leghino” a tronchi di materialismo moderno, e ne salgano la cima con un gran lavoro. 

Innumerevoli menti pronte a smontare e rimontare filosofia, storia, economia… sono affacciati quotidianamente alla meravigliosa finestra di internet. Non hanno nulla da perdere se non le proprie catene? Possono guadagnarsi un mondo nuovo anche loro? 

Marco Belpoliti, su La Stampa di venerdì scorso scrive più o meno così: 
«Non hanno nulla da perdere se non le proprie catene», così Marx ed Engels nel Manifesto del partito comunista. Le catene definivano la classe operaia, il proletariato. Ma oggi le catene ci sono ancora? 

Ho la netta sensazione che ce ne siano sempre meno in giro. Ci sono le catene con lucchetti: cantine, solai, biciclette, motorini; poi le catene da neve. Forse si utilizzano nel bondage e nelle pratiche fetish, per quanto la corda prevalga per ovvie ragioni di comodità. Scomparsi i punk, le catene esibite su abiti e corpi sono sparite. Di certo si utilizzano sempre meno in agricoltura e nell’industria: per trainare cose, avvolgere oggetti, far funzionare macchinari. 

La catena di ferro è probabilmente l’emblema di un mondo oramai tramontato. Non si recano più in catene neppure gli arrestati o i carcerati, e le polizie di tutto il mondo usano manette di plastica, che pesano poco. Secondo un sociologo, la produzione e il consumo di catene sarebbe la misura della post-industrializzazione di ogni paese. 

Le catene sono diventate virtuali, come quelle per compilare le voci di Wikipedia, trasmettere una notizia, realizzare una mobilitazione. «Occupy Wall Street» è una catena di persone. Cosa scriverebbero Marx ed Engels redivivi? Se non ci sono più catene di cui liberarsi, cosa ne sarà della rivoluzione? 

Le catene si sono solo trasformate: ci sono molti e invisibili allacciamenti che ci tengono legati, che ci stringono e persino ci opprimono. Le catene attuali sono leggere e piacevoli, riguardano prima di tutto le nostre abitudini comunicative, il modo in cui ci colleghiamo con il mondo, e con gli altri. Ogni anno se ne fabbricano di nuove: computer, cellulare, Facebook, Smartphone, Twitter… Sono catene di secondo grado: catene di catene; non si distinguono più… 

Ma è importante restare collegati. Chi si scatena rischia di restare solo...

26 marzo 2012

19 marzo 2012

L'Atletica

18/03/2012 - Cross Trofarello
-> 2012 - Archivio Gare con Atletica La Certosa


15 marzo 2012

L'anniversario

È passato un anno dal disastroso terremoto e dallo tsunami che ha colpito il Giappone, ma il triste bilancio di Fukushima è sempre attuale. L’eredità radioattiva e i rischi sono impossibili da prevedere. 

Secondo la Commissione Regolatrice per il Nucleare degli Stati Uniti ci sono al mondo 400 reattori in funzione, e un incidente come quello di Fukushima, che coinvolge la fusione del nocciolo, dovrebbe in teoria verificarsi una volta ogni 250 anni: in realtà ne abbiamo già visti 3 in 32 anni: Three Mile Island nel 1979, Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011. 

L’impianto di Fukushima rimane instabile e altamente vulnerabile. La “pulizia” della zona richiederà decine di anni. Oltre ai reattori stessi e alla zona di esclusione di 20 km, l’intera provincia di Fukushima resterà contaminata per generazioni. La quantità di Cesio 137 (che ha un periodo radioattivo di circa 30 anni) liberato durante il disastro è circa 170 volte superiore a quello sprigionato dalla bomba di Hiroshima. 

Fukushima ci ricorda che il nucleare è una tecnologia ad alto rischio. 

In tempi di crisi, l’analisi costi-benefici è perdente su tutta la linea. La costruzione dei due nuovi reattori nucleari in Europa (tecnologia EPR, in Finlandia e Francia) ha raggiunto costi proibitivi, del cento per cento oltre il loro preventivo, con fine lavori sistematicamente rimandata. 

I costi nascosti del nucleare (l’estrazione dell’uranio, lo smaltimento delle scorie, l’assicurazione, lo smantellamento) e la sicurezza, sono enormi. 

Non avrebbe dunque molto più senso investire gli stessi miliardi di euro in tecnologie sostenibili che già esistono e possono essere ancora migliorate? 

Speriamo di non dovere aspettare un ulteriore disastro per convincere il mondo che è tempo di abbandonare questa tecnologia vecchia, costosa e rischiosa. 

Intanto, siamo in molti a pensarla come Nicola Armandi, chimico del CNR (intervistato a Presa Diretta lo scorso lunedì 11 marzo): con le energie rinnovabili ce la si può fare. Basterebbe pannellare una superficie pari alla provincia di Piacenza, circa 2400 kmq, per fornire il 100% del fabbisogno energetico italiano.

E allora, che aspettiamo? Rispecchiamoci, puliti, nell’energia che il sole ci offre e illuminiamo la strada alle future generazioni!





9 marzo 2012

Il marziano

Quando corro un po’ veloce guardo all’insù. L’Ares greco, il dio della guerra romano, Marte, è sicuramente da qualche parte che alimenta le sue battaglie. Conquistare i mercati, i popoli, le coscienze. Piegare alla volontà del più forte. Prendere senza dare al cielo la sua parte, lo spazio e la libertà…

Poi mi fermo e guardo in giù, sulla terra. E penso al marziano precipitato, scacciato dal dio perché in lotta solo con se stesso, atleta e non soldato... greco e americano, Dean Karnazes per l’appunto:    

<< Ieri sera - presso la Sala Buzzati a Milano - incontro ravvicinato con il guru del running mondiale Dean Karnazes, l’atleta americano dalle origini greche, quello delle 50 maratone in 50 giorni nel 2006, che tra un po’ affronterà 205 maratone in un anno, una in ogni paese del mondo; uomo North Face e corridore di professione per il piacere di farlo e non per competere.

Un ”fondamentalista della serenità” si potrebbe definirlo. Dietro quel suo aspetto da duro, palestrato, americanone, si cela un uomo che combatte perennemente con il motto che lo guida: “never stop exploring” come ripete spesso durante le interviste. E lo fa veramente, lo si vede in ogni gesto, in ogni espressione del suo viso, che si trasforma ad ogni battito di ali di farfalla. Attento a tutto, non lascia nulla al caso: alimentazione, stile di vita, lavoro, famiglia. Tutto è un amalgama che sfocia nel risultato finale della ricerca della perfezione.

Non fa mistero del suo stile di vita, che è impegnativo e quasi da “marziano”. Sveglia alle 4 del mattino per 3 ore di “corsetta” mattutina, preparazione della colazione per la famiglia, lavoro, pomeriggio ancora lavoro e corsa più veloce ma breve, poi di nuovo a casa a preparare la cena per la famiglia.

I suoi cavalli di battaglia sono: “mangio salmone 4-5 volte la settimana per gli omega-3, fa bene alle articolazioni”, “dieta a zona 40-30-30 come percentuale di carboidrati-proteine-grassi nell’ordine e “lavoro in piedi”: in ufficio ha i mobili ad altezza d’uomo, perché dice che non siamo fatti per stare seduti.

Non so se abbia ragione o meno, ma quando dal pubblico qualcuno chiede come gestisce gli infortuni, risponde con un'esclamazione tipica americana “knock on wood”  tocchiamo legno (come il nostro tocchiamo ferro) visto che ad oggi non ha avuto a che fare con nessun infortunio!

Forse la sua immagine di duro può fuorviare una poco attenta riflessione ed analisi su di lui, sicuramente forte il messaggio che passa dai suoi libri, potrebbe sembrare esibizionista e televisivo, ma vi assicuro che di persona è l’immagine del bambino che si diverte con il suo mondo, una ricerca del gioco perfetto al di là di ogni pregiudizio e valutazione. Chi si ferma all’apparenza compie un grosso errore: questo piccolo grande uomo è veramente convinto di quello che fa e lo dimostra in ogni suo gesto e parola.

E’ entrato in sala al buio con il sottofondo dei Queen “We will rock you”… che a questo punto andrebbe trasformata in “We will run you”… >>
Tratto da: “La Gazzetta dello Sport.it”, Elio Piccoli
DEAN KARNAZES


8 marzo 2012

I fusilli

In uno studio pubblicato sul "New Journal of Physics", ricercatori italiani dell'università di Padova, guidati da Fabrizio Tamburini (48 anni, astrofisico con stipendio di 1.380 euro al mese), hanno dimostrato la possibilità di trasmettere più canali su una sola frequenza radio grazie ad un particolare tipo di onde che procedono su percorso spiraleggiante che i ricercatori stessi hanno battezzato "a fusillo".

Questo fascio a fusillo, in prospettiva tridimensionale, vede ogni onda attorcigliata generata in modo indipendente, propagata e rilevata nella stessa banda di frequenza, e ogni onda si comporta come canale di comunicazione indipendente.

I ricercatori hanno effettuato una dimostrazione sperimentale, trasmettendo due onde radio attorcigliate, nella banda dei 2,4 GHz, quella che viene utilizzata Wi-Fi, sulla distanza di 442 metri da un faro sull'isola di San Giorgio nella laguna di Venezia verso una parabola situata su un balcone di Palazzo Ducale. La parabola è stata in grado di captare i due canali separati.

La scoperta potrebbe avere un forte impatto sulle telecomunicazioni, moltiplicando i canali a disposizione per ogni singola frequenza radio. Secondo Tamburini, si potrebbero ottenere 55 canali nella stessa banda di frequenza. La tecnologia appare già matura: ma occorrono finanziamenti per sviluppare le applicazioni.

E cosa aspettiamo? Che il mondo senta il ribollir di scienza e si scoli i nostri fusilli elettromagnetici?

San Guglielmo (Marconi), pensaci tu!

5 marzo 2012

L'Atletica

04/03/2012 - Corsa Trana
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2 marzo 2012

L’Album

L’Album è quello dopo “Banana Republic”. La mia adolescenza sfogliava quelle canzoni, le assorbiva una ad una, a memoria Futura (la preferita).

L’Album girava lento come gli anni di sole, terra e vento. La musica si sollevava, giostra di testi, nell’alto dei cieli.


E la sera dei miracoli, al parco della luna, incontravo Meri Luis…



1. Balla balla ballerino (5:50)
2. Il parco della luna (4:58)
3. La sera dei miracoli (5:17)
4. Mambo (5:04)
5. Meri Luis (4:36)
6. Cara (5:39)
7. Siamo dei (4:32)
8. Futura (6:07)


 << bye bye >>