21 dicembre 2012

Verso Itaca... e oltre!

In questi giorni sono stato in viaggio. Nulla di che, nessun posto lontano, solo luoghi e persone da scoprire. Luoghi molto chiusi e molto aperti, e persone altrettanto sconfinate.

Il viaggio verso Itaca è appena cominciato. Immagino sia un'isola rocciosa molto verde e molto blu che solca l'orizzonte sconosciuto. Un movimento incerto, una teoria della sapienza che qualcuno ha definito necessaria per la vita.

Il viaggio include il conosciuto (known), include nuove spiegazioni (unknown) e forse l'inconcepibile (unknowable). In questa dinamica l'uomo può agire per cambiare le cose e ridurre l'incertezza. Intraprendere, innovare, imparare e poi vincere la paura.

Itaca sorge al largo della costa orientale di Cefalonia, in gran parte incontaminata dal mondo. Ma potrebbe essere da tutt'altra parte, nel tempo. Non un luogo per consumatori, ma un termine, una fine, che produce esistenza per un fine.


Konstantinos Kavafis nel 1911 scriveva la poesia "Itaca". Un simbolo che contiene l’origine, la ragione e la meta del lungo viaggio, simile a quello di Ulisse, e a quello di ogni uomo che attraversa la vita. Il viaggio deve essere ricco di esperienze, non va affrettato, e l’arrivo non deve essere prematuro. Ulisse e Itaca sono in simbiosi, ma l'isola è la meta apparente del viaggio, la motivazione e lo stimolo per muoversi, conoscere ed apprendere.

“Tieni Itaca sempre nella tua mente durante il tuo viaggio e ringraziala di averti dato un viaggio meraviglioso. Senza Itaca non saresti mai partito.”

Nell’interpretazione della poesia di Kavafis c'è sia l’Ulisse di Omero che quello di Dante.

Omero immagina Ulisse e assolve l'uomo in cerca di soluzioni, la capacità dell’ingegno di superare avversità e ostacoli con astuzia e buon senso, con qualche azzardo, ma senza bisogno della protezione degli dei.

Dante immagina Ulisse e condanna l'uomo che inganna con l'ingegno, nella bolgia dei consiglieri fraudolenti, nonostante lo elevi a condottiero quando richiama i suoi compagni e dice: “considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.”

Kavafis vive Ulisse ed esige per l'uomo il peregrinare. Invita al viaggio e alla scoperta e, come Omero, non giudica. La libertà viene esercitata nella scelta della strada, nel percorrerla verso Itaca, stimolando pure l'etica.  

Impariamo da Kavafis a vivere Ulisse. Almeno un pochino, allontaniamoci dai Lestrigoni e dai Ciclopi che affollano l'anima, specialmente quando l'inverno chiuderà un altro anno fuori da noi, e ritarderà l'approdo, ma non il viaggio nè la memoria.   


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