Scrivendo s’inciampa molto più spesso che parlando. Ma cadendo si sprigiona adrenalina che invita ad osservare fotogrammi di un mondo più vicino alla terra brulicante d’insetti dalle zampette lunghe, antenne e occhi speciali.
A faccia in su, tra le zolle marroni e gialle, osservo le nuvole di sole. Passare di smorfie e salutare.
Sono nuvole d’isole lontane, sono isole di nuvole lontane. E io sono naufrago tra di loro. Poi, lentamente, nel bianco e nell’azzurro di saliva caramella ritrovo la direzione di volo. La prenotazione di vita. Un faro, un molo. Un poro dove entrare nel sole, e bruciare.
E ripenso al “correlativo oggettivo” di Eugenio Montale, il concetto poetico di Thomas Eliot. Mi sento esperto senza averne mai sentito parlare. Leggo i testi di questi maestri e sento il rumore della catena di oggetti, sensazioni ed eventi che si trasformano in emozioni e sentimenti.
Ecco, ho trovato il nome (correlativi oggettivi) per gli “insetti” che calpesto tutti i giorni cadendo dalle parole, nell’errore. Sono cioè “metafore che si oggettivizzano”. Di più, che si “reificano” diventando oggetti concreti dei sensi. E poi estasi dei non sensi che la mente può plasmare nell’aria, o nella vita reale. Non stanno fermi, e come le nuvole, seguono le pressioni del cuore.
Dice Elliot: “Il poeta diventa totalizzante, allusivo, indiretto, si spinge a forzare il linguaggio, lo smembra se necessario, per incanalarne il significato”.
E guadarlo, aggiungo io.
A faccia in su, tra le zolle marroni e gialle, osservo le nuvole di sole. Passare di smorfie e salutare.
Sono nuvole d’isole lontane, sono isole di nuvole lontane. E io sono naufrago tra di loro. Poi, lentamente, nel bianco e nell’azzurro di saliva caramella ritrovo la direzione di volo. La prenotazione di vita. Un faro, un molo. Un poro dove entrare nel sole, e bruciare.
E ripenso al “correlativo oggettivo” di Eugenio Montale, il concetto poetico di Thomas Eliot. Mi sento esperto senza averne mai sentito parlare. Leggo i testi di questi maestri e sento il rumore della catena di oggetti, sensazioni ed eventi che si trasformano in emozioni e sentimenti.
Ecco, ho trovato il nome (correlativi oggettivi) per gli “insetti” che calpesto tutti i giorni cadendo dalle parole, nell’errore. Sono cioè “metafore che si oggettivizzano”. Di più, che si “reificano” diventando oggetti concreti dei sensi. E poi estasi dei non sensi che la mente può plasmare nell’aria, o nella vita reale. Non stanno fermi, e come le nuvole, seguono le pressioni del cuore.
Dice Elliot: “Il poeta diventa totalizzante, allusivo, indiretto, si spinge a forzare il linguaggio, lo smembra se necessario, per incanalarne il significato”.
E guadarlo, aggiungo io.
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