27 marzo 2016

Ciondolare

Siamo bicchieri da riempire fino agli orli, ai lati degli occhi, o alle malinconie delle rughe. Se siamo fortunati il tempo ci riempie di "noi". E si invecchia al plurale. 
"Un uomo è quello che ha commesso. Se dimentica è un bicchiere messo alla rovescia, un vuoto chiuso." (Erri De Luca)
Molte delle cose accadute sono state errori di tempo e di luogo. Cose da dire: non ora, non qui. 
"Vengono il tempo e l'occasione, vengono quando due persone si fermano: allora si incontrano. Se uno si muove sempre, impone un verso, una direzione al tempo. Ma se uno si ferma, si impunta come un asino in mezzo al sentiero, lasciandosi prendere da una distrazione, allora anche il tempo si ferma e non è più la soma che sagoma la schiena." (Erri De Luca)
Eppure alcune cose accadono di nuovo, o forse sono solo a ciondolare per la mente. Riconoscere la differenza è presunzione d'innocenza?
"Il tempo non è un sacco, magari è un bosco. Se hai conosciuto la foglia, poi riconosci l'albero. Se l'hai vista negli occhi, la ritroverai. Pure se è passato un bosco di tempo." (Erri De Luca)

21 marzo 2016

Cardamomo

Questa sera si esce dal parco. Giù verso i labirinti di case popolari. Uomini grigi hanno reso disumana questa parte di terra. Vorremmo restituire la bellezza della natura e del tempo perduto. Ma ci perdiamo sui limiti, vaghiamo per i gradini e le rampe logorate. Sarà il profumo intenso di cucina che mi fa annusare come un cane tutta l'aria che respiro. Fino a quel pulviscolo di cardamomo e cannella che mi trasporta con il corpo e con la mente. Letterariamente.

Calvino scriveva per descrivere l’ignoto, l’indeterminato e il vago. E ricercava questi spazi osservando il molteplice, il formicolante e il pulviscolare intorno alle cose del mondo, osservando cioè l'infinito e l'illimitato. Leopardiano. Poi elaborava i suoi frammenti di cardamomo e in qualche meraviglioso modo li sparpagliava dentro romanzi geometrizzanti, rigorosamente strutturati.

Vorrei anch'io creare una mappa del labirinto, per riconciliare il limitato e l'infinito. Resa o sfida al labirinto, questo è il dilemma. Calvino opta per la sfida, ben conscio che non si possono dividere con un taglio netto i due atteggiamenti, perché “nella spinta di cercare la via d’uscita c’è sempre anche una parte d’amore per i labirinti in sé”. Io fatico, poi mi fermo e attendo un suono. Non decido, e mi arrendo al cardamomo.




P.S.: Italo Calvino nasceva a Cuba, nel 1923. Oggi Obama fa nascere a Cuba (all'anagrafe della storia) una nuova spezia americana che io chiamerei "cubama", dimenticando ogni forma di castrazione della fantasia e della libertà di origine castrista.

20 marzo 2016

Sfumature

A differenza di Pavese che scriveva "ogni nuovo mattino uscirò per le strade cercando i colori", anche se poi smise di farlo, ogni nuova sera potrei uscire di strada cercando le sfumature quando è sereno, uno strano disegno quando è nuvoloso o l'arcobaleno che liberasse, come immaginava Matisse.

Comincio ora che è primavera e verso sera si liberano gli spettri. Il mantello viola-blu, il cappuccio verde, il viso giallo-rosso. Mi attardo a cercare l'arancione e l'indaco, indebolendomi di oscurità. Gli occhi spalancati catturano due raggi randagi che abbagliano. Poi un gradino sposta l'orizzonte fuori strada e finisco quasi per suicidarmi nel tramonto senza sonniferi o esaltazioni.

Nella frazione di secondo della caduta entro in un fumetto noir. Nel bar c'è un tavolino, e sopra un libro intitolato "Dialoghi con Leucò". In prima pagina una riga scritta a mano da Cesare Pavese: "Perdono tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi"... L'ultimo tweet al suo mondo, per comunicare il suo tramonto. Scorro le pagine e leggo sottolineato: «L'uomo mortale, Leucò, non ha che questo d'immortale. Il ricordo che porta e il ricordo che lascia». In un foglietto, ancora due tweet di Pavese: "ho lavorato, ho dato poesia agli uomini, ho condiviso le pene di molti», e «ho cercato me stesso». Esco dal fumetto e mi rialzo... 

Cercarsi, spostarsi, nascondersi. Sono sfumature di luce che l'anima proietta. Sul tramonto si colorano quando l'oscurità si mette in movimento e corre verso est. Per questo io corro verso ovest. Lo so, prima o poi ci si incontrerà nel buio.

Intanto domenica prossima si sposteranno i colori di un'ora. Qualcuno ha già spostato le pecore in avanti. Qualcun altro cercherà la propria pecora in una nuvola di sonno. Ma c'è ancora da dormire prima di svegliarsi e sentire che non c'è più nessuna divisione, nessun grado di separazione, nessun tipo di esitazione... tra l'alba ed il tramonto di noi.


17 marzo 2016

coaching

"Immagina di essere in un bosco e di non trovare l'uscita. Non ti dirò: spostati a sinistra, lì troverai un viottolo. Ma ti chiederò di spostarti in alto, sopra il bosco, per avere una visuale completa e a quel punto sarai tu a decidere che strada prendere". 
(Giovanna D'Alessio, fondatrice della Federazione Nazionale Coach)

Il coaching è questo: ascoltare, consigliare, sfidare, incoraggiare. Si dice sia un metodo orientato all'azione e finalizzato al cambiamento concreto.

"Coach" deriva dall'inglese medioevale "coche" che nell'inglese moderno corrisponde a "wagon" (carro) o "carriage" (carrozza, vettura). 

Un "coach" è quindi un veicolo, un vettore, che trasporta una persona da un luogo di partenza a un luogo d'arrivo, normalmente desiderato.

La disciplina del coaching considera ogni individuo assolutamente unico e inimitabile e si fonda sulla scoperta delle risorse o capacità interne (della persona) per formulare desideri e obiettivi scelti su misura. Viene ribaltato il concetto classico del: "se qualcuno può fare qualcosa, chiunque altro può impararlo", visione esterna all'individuo, tipica della programmazione neurolinguistica.

Muovendo dall'assioma dell'assoluta unicità della persona, il coaching considera la complessità del simbolismo personale, la biochimica delle emozioni, le esperienze reali e quelle oniriche, l'unicità genetica. Il coaching è bello ed è facile se non si pensa troppo: bisogna sottrarre abitudini, convinzioni, idee preconfezionate, standard...

Perché nel coaching non esistono interpretazioni, non si va a ritroso nel tempo, nei ricordi, nel passato più o meno remoto. Si crea un ponte verso il tempo a venire, una struttura agile e sicura dove condurre con sé la sensibilità della fantasia...


15 marzo 2016

Iron sky

L’importante non è ciò che hanno fatto di noi, ma ciò che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi.  (Jean-Paul Sartre)

L'importante non è sentirsi degli iron-man, ma essere
liberi di morire al di sopra degli iron-sky.  Al di sopra della paura, dell'amore e dell'odio. Libertà, rain on me...



* Il discorso è tratto da "The Great Dictator", film del 1940 scritto, prodotto e interpretato da Charlie Chaplin.

14 marzo 2016

run to west

Sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che volevi. "Un giorno ho visto il sole tramontare quarantatré volte!" E più tardi hai soggiunto: "Sai, quando si è molto tristi si amano i tramonti..." "Il giorno delle quarantatré volte eri tanto triste?" Ma il piccolo principe non rispose.

Ho sempre desiderato rincorrere il tramonto. E corrergli in faccia mascherato dai raggi perlati di blu. "Il cielo al tramonto sembrava un fiore carnivoro" scriveva Roberto Bolaño. Carnivoro, sul far della sera mi sento intrappolato dal fiore che uccide. Cosa prende? Un tramonto per due, vista mare. E il dolce sogno da sfumare.

13 marzo 2016

diario-trail

13.03.2016 - I due monti di oggi, una passeggiata al cubo. Vinta l'insopportabile fatica di non far nulla, di rinunciare. Tanti sguardi prima di mettere i piedi in fila indiana. Però mi insegue. Questa insopportabile fatica mi aggredisce e si mette a giocare tra i muscoli e la mente. Resisto, ma non so come. Quando l'accetto e mi lascio dominare e sto per camminare, lei passa oltre. Risale la strada di montagna come vento da respirare inevitabilmente. Rigenera solo se si respira e si smette di pensare di non essere all'altezza di chi si vorrebbe essere. Costa fatica non pensare alla fatica. Di sostenere l’eterno peso di un compito non concluso. 
Arrivo in cima al primo monte nello stesso tempo dell'anno scorso. Sullo stesso percorso non avevo incontrato la cosa, la fatica. Ero più insensibile o solo più giovane, non lo so. Ora una luce strana e intensa arriva sul crinale innevato. Non fa freddo e mi aggancio ad un gruppetto per vivere queste sensazioni e condividerle. Fa bene parlare. Qui siamo tutti fratelli. Arrivo in cima al secondo monte un minuto prima dell'anno scorso, credo. E basta quest'illusione certissima per ricordarmi d'avermi alle spalle del passato. 
Tante rocce, tanto fango, neve che entra nelle scarpe e dà sollievo. Ora corro, animaloso fino al traguardo. Sono passate due ore e cinquantaquattro minuti esatti. Tre minuti meno dello scorso anno! 
Sisifo non morirà di fatica, ma di noia

11 marzo 2016

Trail running

Il 13 marzo, dopodomani, il Trail dei 2 monti (22 km, 1500 m D+). Pare con meteo avverso, non diverso da quello dello scorso anno. 

Nello stesso giorno, 25 anni fa, iniziavo il CAR nel 72° Battaglione Fanteria "Puglie" ad Albenga. Riesco a dimenticare tutto, ma non la Caserma dei bersaglieri dove si correva sempre, e si saltava anche nelle latrine. Correva una sola parola d'ordine: "sveglia", seguita da "muoversi-muoversi" razza di smidollati... Da tempo non esiste più. Evolution.

Ora guardo dall'alto della montagna del tempo dentro quella bocca di pozzo dei disperati che è stata la leva obbligatoria. Un tempio lontano, come di una civiltà Maya: una piramide a gradoni dove al calare e al sorgere del sole si ballava l'alza bandiera dentro l'inno di Mameli, a proiettare ombre a forma di serpenti sulla ghiaia fine di mezza luce.

I due monti di dopodomani sono il Musinè ed il Curto. Anche nell'anima esistono templi e costruzioni montuose che proiettano mostri in sogni ricorrenti. Corpi amici e corpi nemici. Si rincorrono e costruiscono pensieri di vita e di morte. Quando la vita prende il sopravvento possono formarsi, nell'anima, artistiche mousse al cioccolato con crema catalana dentro ganache di fondente e briciole di pasta frolla. Quando non è la vita, solo mucchi di terra.

E penso al Musiné, la "montagna del villaggio", e anche luogo dello spirito. Sul pilastrino di vetta sono riportate queste parole: "Qui è l'Una Antenna dei Sette Punti Elettrodinamici che dal proprio nucleo incandescente vivo la Terra tutta respira ed emette vita. Qui operano le Astrali Entità che furono: Hatshepsut, Echnaton, Gesù il Cristo, Abramo, Confucio, Maometto, Buddha, Gandhi, Martin Luther King, Francesco d'Assisi, e anche Tu, se vuoi. Alla fratellanza costruttiva tra tutti i Popoli. Pensaci intensamente tre minuti: Pensiero è Costruzione".

Musinè

Tempio Maya

Chichen Itza
Pensiero è costruzione sta scritto. Ora guardo la montagna, e poi dentro il pozzo. C'è un filo di dolcezza che porta il secchio nelle profonde inquietudini dove attingerà anche la pioggia, la polvere ed il vento, prima che la corsa finisca... Alla sorgente del running.

5 marzo 2016

Color's sweat

Oggi il cielo tinteggia di bianco, anzi di grigio verde muschiato; no, di azzurro. Adesso è blu genziana perlato... E' visibile una declinazione sensoriale... In un sistema del genere, numeri e casi linguistici coinvolgono la mente, il corpo e pure le emozioni.

Il mio spirito vorrebbe vivere in mezzo a territori colorati, in uno spazio che non opponga il bianco al nero, ma si componga di sfumature, di aperture di tonalità, luminosità e saturazioni. Vorrebbe vivere le sue onde, dimenticando d'essere un semplice spettro...

Tenere insieme le componenti della vita, questo è lo scopo dello spirito. Se lo scopo di correre è imparare a correre, quello dello spirito è imparare a vivere. E provare l'armonia, la serenità, l'arcobaleno che unisce gli occhi alla memoria. E respirare il vento al passaggio delle inquietudini, paure, tristezze...

La vita scommette sullo spirito non quando lo accerchia e lo comprime, ma quando lo recupera in tutte le componenti umane. Gli occhi ed il silenzio, per esempio, sono due componenti spirituali essenziali mentre corro, ovunque io sia, fermo sul nastro che scorre o in mezzo ai larici sempreverdi ed innevati. Occhi e silenzi innervati nelle trame del tempo. Registratori di salti nel passato e salti nel futuro. Passato e futuro colorati, declinati con sfumature a volte sorprendenti..

E così registro, nelle ripetute alternate di un chilometro a 3'45" ed il successivo a 4'. Insisto più volte, per costringere i colori dello spirito a colarmi addosso come sudore. E scopro che sono strani: c'è l'uovo di pettirosso, il solidago, il bruno Van Dyck, l'uva americana, l'eliotropo, il verde caraibi, l'ametista... E chi li distingue!

Alla fine, stremato, intuisco che lo scopo di correre è solo quello di imparare a colorare...