26 febbraio 2014

Appointment

Alla mia sinistra la Grand'Hoche (2762 m). Alla mia destra la Guglia d'Arbour (2804 m). 

In mezzo, una sella di confine con la Francia. 
Da lassù vorrei ammirare i ghiacciai della Barre des Ecrins e della Meijie. Da lassù. Appuntamento per l'estate.




16 febbraio 2014

Index

Dice il saggio: "poco importa la lentezza della tua corsa; sarai sempre più veloce di quelli che restano sul divano". E poco importa la relatività delle divise a disposizione, la gara o il tipo di divano...

Conta l'indice cardiaco. Quello che correla il volume di sangue pompato dal cuore con la superficie del corpo? No, l'indice che indica. La direzione del gruppo. Di un gruppo di cuori battenti come il tuo. Immagino un elettrocardiogramma sociale, tanto per sintonizzare le onde cerebrali sulla frequenza di una passione comune, la corsa. Ritmica danza tribale del cuore. Coraggio di sapersi movimento del proprio destino. Un saltello e un picco. La depolarizzazione dell'apice del ventricolo sinistro, e poi un'altra onda. Da seguire fino al mare dei desideri. Fino al sonno finale.

Conta l'indice glicemico. Quello che misura la capacità di liberare una certa quantità di glucosio dopo la digestione? Che corrisponde alla percentuale di assorbimento intestinale? No, l'indice che indica. La libertà del gruppo. Dello stesso gruppo di budella come il tuo. Immagino una distribuzione degli zuccheri a campana, tanto per digerire insieme la colazione, e ancora sintonizzare le viscere sulla più lenta frequenza di una passione comune, la corsa. Periodica prova d'orgoglio del cuore. La corsa, ritorno all'infanzia quasi fragile. A colorare il bianco delle pagine...

Questo è stato, forse in sintesi, l'allenamento di oggi. Un gruppo di nuovi amici. Combattenti gli indici di tutte le pigrizie umane...

Un'altra freccia rossa... bio correndo!

14 febbraio 2014

Go away

Sul Freccia Rossa si corre abbastanza veloci. Ieri mi sono inarcato da Torino, con bersaglio raggiunto a Bologna, in due ore e sette minuti esatti di "Red Arrow". Trecentotrenta chilometri in centoventisette minuti. Se tolgo il tempo delle quattro fermate fanno due chilometri al minuto esatti di media-viaggio. Se chiudo gli occhi e li riapro lentamente sono passati centocinquanta metri, ma nessun pensiero s'è mosso dal binario, o forse un calcolo mentale che andrebbe rimosso. Rimango stazionario.

Alzo gli occhi e osservo il display colorato che rinvia all'infinito arsenale di frecce mascherate da Pininfarina, poi da Giugiaro, di alluminio, acciaio e musetto in kevlar, scoccate da motori ETR 500 in testa e in coda. Sono su un giocattolo o su un treno da cinquecentosettantaquattro posti, dieci carrozze, più una centrale ristorante? C'è chi viaggia in executive comodamente; chi in business, in premium o in standard di coda come me, e la maggior parte della gente.

Ci sono diversi livelli di padronanza dei propri spazi fisici e mentali. Il mio è occupato dal vicino che si spara dalle cuffiette a "Budapest", tumefacendo le sue orecchie, e le mie. Da lì, la bellissima voce di George Ezra sembra trafilata dalla faccia di bronzo.

Chiudo gli occhi e ti rivedo, Nonno, guarda! A parte i cretini, che meraviglia! Siamo a trecento chilometri l'ora e sembra d'essere in salotto. Dai, tentiamo il dormiveglia. Tu che facevi il fuochista, il macchinista, e poi l'anziano ferroviere della bocciofila. Ora, quasi un secolo dopo, sei a bocca aperta. Ti vedo brizzolato avvicinarti al Freccia Argento e suggerirmi che andrebbe messo su rotaie meno nuove, per correre da anziano. Poi sorridere al Freccia Bianca, mentre dici che con quella freccia il tempo non è più un batter delle ciglia, ma torna libero di rallentare mille miglia.

Il progresso è già successo, come qualcosa imponderabile di natura evolutiva. Un arco, una freccia, un bersaglio. Una figlia. Che meraviglia...

Poi, nel sogno, cerchi di capire che cos'è la Freccia Club, e cosa sono i "punti extra", e chi sono i soci d'Oro e chi di Platino. Soci, non sorci né diamanti. Figure mitologiche d'una nuova fantasia. Sono punti di sutura per piccole ferite dell'umanità. Tremila punti qualificanti in un anno di corse per rotaie fanno accedere alla rete informativa Freccia Oro, non so a quanti carati. Settemilacinquecento, invece, fanno guadagnare un salottino a bordo treno e un call center dedicato... Nonno, nonno, sveglia! Sai cos'è un call center? Non sognare un treno che deraglia!


Torino Porta Susa: Freccia Rossa AV9563 - SALERNO ore 07:25

9 febbraio 2014

By the way

Niente da fare, non riesco a non pensare alla solita conta, al mantra, che mi protegge ogni volta che la resistenza dell'aria e la pendenza affaticano troppo la sostanza, e non lasciano altro da fare se non riprendere a contare... Un due tre... nessuno sa contare più di me...

Quando affronto una salita, sento il guaito del lupo. L'ululato di un loop cerebrale che mi porta a re-incontrare quel solito stornello, e nulla-mente mi fa attraversare un chilometro in pendenza senza patire l'ignoranza (ma riconoscendo alla sofferenza il ruolo di mediatrice tra la vita e la mera sussistenza).

Anni fa non capivo la fatica ricorsiva del contare in fattoriale, del domandare in filastrocca, del riprodurre funzioni di se stesse... Non avevo ancora rovistato nel fondo senza ossigeno in cui si striscia a volte correndo. Strisciando in salita, si itera il respiro e poco più. Non c'è spazio per interagire con lo spazio circostante, per ricorrere a metafore. Non c'è più aria per divagare. Le parole umane si contraggono in lamenti e gli enti inutili vengono abbandonati come sputi.

Anni fa non capivo che "l'iterazione è umana e la ricorsione divina", proprio come ha sempre sostenuto il grande informatico L. Peter Deutsch.

Contare è facile, è basic come "For...Next". Richiamare, invece, nel senso di ricorrere a routine che richiamano se stesse, è un'espressione evolutiva, una regola che ha fatto della Natura un'esplosione di bellezza frattale, neurale, capillare...

Quando invece affronto la discesa, sento il ringhio del cinghiale. Il grufolare di tutti i sensi in cui è possibile rivivere l'esperienza infantile del movimento, la gioia della vita piena di destini, di futuri, di incisi, di continue inversioni soleggiate di colori, di rumori, di odori richiamati alla rincorsa di qualcosa ancora da scoprire.

La salita è umana, la discesa è divina.

By the way (per inciso) Lorenzo dice che "sopravvivere è condizione necessaria per vivere, ma non sufficiente". Salire è condizione necessaria per vivere. Scendere con eleganza è sufficiente, forse, a ritornare al punto zero.


Al punto zero

4 febbraio 2014

Raining

"It's raining again". E mi ritrovo in testa una consonante, "It's training again", poi una serie di saltelli ed è "It's running tonight"... Un'allegra corsa, anzi, una vera danza della pioggia, nella pioggia ricorrente. Una ricorsione meteorologica di umidità (che non capisco bene neppure io che significato possa avere)...

Però i Cherokee del nord America, al tramonto del sole, danzavano per la pioggia e per la purificazione della loro terra dagli spiriti del male, perché la pioggia, per la loro tribù, conteneva le anime dei valorosi guerrieri caduti in battaglia.

Così ho immaginato che in questi gerundi del raining, del running, del training... si potessero nascondere anche dei valorosi Indiana Jones...  A pensarci bene, ne ho proprio visti un paio che correvano come avessero il sole dentro, illuminati da chissà quale motore primo, o ibrida trasmissione d'energia; da fare invidia al mondo. Li ho inseguiti per un po'.

E poi ho sollevato l'acqua di una pozzanghera, come per entrare in un altro me stesso.